«Sequestrate i beni agli evasori»
La lotta all’evasione fiscale ha portato i finanzieri di Biella a denunciate altri tre evasori totali, del tutto sconosciuti al Fisco, che avrebbero distratto a tassazione ricavi non dichiarati per circa due milioni e 800 mila euro oltre a 415 mila euro di Iva. Com’è già accaduto altre volte in passato e come viene ormai da anni applicato nelle inchieste per mafia, gli uomini delle Fiamme gialle (nella foto di Sartini il capitano Alfonso Barone e il tenente colonnello Cruciano Cruciani, comandnati della Compagnia e del Nucleo di Polizia tributaria) hanno proposto al magistrato l’adozione della misura cautelare del sequestro preventivo dei beni della società, anche nella forma prevista dalla legge e definita “per equivalente” (si applica quando non essendo possibile individuare i beni che costituiscono il prodotto/profitto/prezzo del reato, il giudice può disporre il sequestro – e successivamente la confisca – di altri beni o utilità di cui il reo o l’indagato abbia la disponibilità anche per interposta persona, per un valore corrispondente a quanto avrebbe evaso al Fisco).
Secondo una sentenza della Suprema Corte di Cassazione, il sequestro di beni “per equivalenza”, può avvenire soltanto per quei reati avvenuti in seguito all’entrata in vigore della Legge Finanziaria del 1° gennaio 2008. Toccherà ora al giudice delle indagini preliminari decidere se emettere o meno un decreto di sequestro che riguarderà una parte del patrimonio anche e soprattutto immobiliare degli indagati.
Nei guai con la Finanza e con il Fisco (visto che le loro aziende sono state segnalate al competente ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Biella per il recupero a tassazione delle cifre evase), sono finiti quattro imprenditori: un sessantenne che opera nel settore dell’edilizia, il suo predecessore di 43 anni, un commerciante all’ingrosso di utensili, 64 anni, e un artigiano nel settore dolciario di 72 anni. Le tre società sono state passate ai raggi X per il periodo compreso tra il 2007 e oggi. Poiché l’imposta evasa superava la soglia di punibilità prevista dalla legge, i rappresentanti legali delle tre società sono stati tra l’altro denunciati alla Procura della Repubblica per il reato di omessa dichiarazione (punito con la reclusione da uno a tre anni). Due dei tre amministratori, inoltre, sono stati iscritti sul registro degli indagati anche per aver completamente distrutto le scritture contabili obbligatorie in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del volume degli affari.
Dall’inizio dell’anno la Guardia di finanza biellese ha già scoperto una decina di evasori totali e paratotali che non avrebbero dichiarato al Fisco un importo complessivo di oltre 24 milioni di euro di ricavi e Iva.
Le indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, coordinati dal tenente colonnello Cruciano Cruciani, che hanno portato a scoprire gli ultimi tre evasori totali (lo scorso anno furono 40 i totali e quattro i paratotali) si sono affidate ad accurati sopralluoghi e ad un’intensa attività info-investigativa anche mediante un attento esame incrociato delle informazioni che sono state attinte dall’incredibile flusso contenuto in circa trenta banche dati a disposizione della Guardia di finanza di Biella.
Da via Addis Abeba invitano ancora una volta i cittadini a segnalare qualsiasi situazione anomala attraverso il numero “117” oppure presentandosi direttamente nella sede del comando.
V.Ca.