Rubano e mangiano, inchiodati dal Dna
Erano così sicuri di non essere acciuffati, scaltri, efficaci in ogni loro azione, che si sentivano quasi onnipotenti. Al punto che in un paio di occasioni avevano persino fatto festa, bevuto vino e banchettato con dolci e altre leccornie trovati nelle dispense. Una leggerezza molto grave. Grazie all’esame del Dna, infatti, i ladri erano stati identificati e denunciati dai carabinieri.
Ora, a distanza di sei anni da un doppio raid che aveva provocato danni ingentissimi alla “Trecar srl” (per 62 mila euro) e alla ditta “Argentero”, entrambe di Sandigliano, i due rumeni finiti nei guai grazie al lavoro dei carabinieri lungo le strade (erano stati acciuffati dopo un inseguimento a piedi per un altro furto) e in laboratorio con i carabinieri del Ris, Vasil Nicol, 30 anni, e Costel Nitoi, 34 anni, sono stati condannati dal giudice onorario Iolanda Villano, a due anni e mezzo di carcere il primo e a un anno il secondo, ritenuto responsabile di un solo furto su quattro. Ogni volta che entravano in azione, anche le porte più resistenti finivano ai loro piedi. Perché puntavano ai cardini, li troncavano e si trovavano all’interno di uffici e capannoni che svuotavano di ogni oggetto di valore, dai soldi ai computer passando dalle saldatrici o dai martelli pneumatici. E con la merce sparivano anche gli eventuali automezzi trovati all’interno degli stabili. In un paio di occasioni hanno trovato libagioni varie e qualche bottiglia e se ne sono approfittati, banchettando allegramente nei luoghi che stavano svaligiando. E sono finiti in trappola.