Rimborsopoli: "A giudizio Cota e Leardi"
Quaranta richieste di rinvio a giudizio, 33 del centrodestra - compresi il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e il presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo - e sette del centrosinistra. Questo il quadro relativo alle richieste della Procura di Torino per l'inchiesta sui cosiddetti rimborsi facili.
Richiesta di rinvio a giudizio anche per il consigliere biellese Lorenzo Leardi, anche lui accusato di peculato. I pubblici ministeri gli contestano l'utilizzo di denaro pubblico per una somma complessiva di 31.191,94 euro. In particolare – stando al capo d'accusa – Leardi avrebbe utilizzato i contributi per effettuare rimborsi spese per ristoranti, per cibi da asporto, generi alimentati per 24.961,62 euro. Rimborsi per acquisti articoli in pelle, fiori, acquisti in gioielleria, articoli per la casa, cesti natalizi per complessivi 1.241,71 euro. Rimborso spese per manutenzione autovettura per 973,66 euro. Rimborso spese per alberghi per 2.383 euro. Rimborso spese patrocinio legale per 1.631,95 euro. Il tutto dal mese di giugno 2010 al mese di settembre 2012.
“Riaffermo la correttezza delle mie azioni e la limpidezza delle mie intenzioni, farò valere le mie ragioni con forza ed in ogni sede". Così il governatore del Piemonte, Roberto Cota, sulla sua richiesta di rinvio a giudizio per i rimborsi. Il governatore ribadisce la sua "totale estraneità a interessi di carattere economico".
"Prendo atto senza alcuna sorpresa della richiesta di rinvio a giudizio presentata dai pubblici ministeri": cosi' Cota, commentando la proposta dei pm. "Non commento la circostanza della richiesta di archiviazione dell'indagine di Mercedes Bresso - ha aggiunto -. rinvio alla lettura delle disinvolte e benevole motivazioni del colpo di spugna. Registro che nessun esponente di una parte politica andrà a giudizio". "Sarà un Giudice a valutare la fondatezza di una linea interpretativa - ha concluso Cota - che vorrebbe scrivere delle regole del gioco nuove a partita finita, e che addirittura ignora la legge".
Le richieste di archiviazione presentate dai pm Enrica Gabetta, Giancarlo Avenati Bassi e Andrea Beconi sono 18, ma nel caso del capogruppo di Forza Italia Luca Pedrale si tratta di una richiesta di archiviazione parziale, solo per quanto riguarda le accuse in concorso e non come capogruppo. Il suo nome, quindi, compare anche fra quelli delle richieste di rinvio a giudizio. Richieste di archiviazione per l'ex presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, per i capigruppo di Sel, Monica Cerutti, M5S, Davide Bono, Eleonora Artesio (FdS) e Aldo Reschigna (Pd). Stesso provvedimento per i consiglieri Pd Antonino Boeti, Davide Gariglio, Stefano Lepri, Giuliana Manica, Angela Motta, Rocchino Muliere, Gianni Ronzani e Gianna Pentenero. Stralciata la posizione del consigliere Luigi Stara, della lista Uniti per Bresso poi confluito nel Pd, per il quale è stato chiesto un supplemento di indagine. Fabrizio Comba (FdI), Giampiero Leo (NcD) e Gian Luca Vignale (Progett'Azione) sono gli unici consiglieri regionali di centrodestra che si sono fatti interrogare dai magistrati dopo aver ricevuto l'avviso di chiusura delle indagini e per i quali è stata chiesta l'archiviazione.
In tutto le richieste di rinvio a giudizio sono 42. A quelle dei consiglieri regionali, Cota compreso, vanno infatti aggiunte le accuse nei confronti di Sara Lupi, figlia di Maurizio Lupi, e di Gabriele Moretti, ex consigliere comunale torinese dei Moderati. Avrebbero agito in concorso. Tocca ora al giudice Roberto Ruscello fissare, nel giro di una settimana, l'udienza preliminare per i consiglieri accusati.