Rifiuti pericolosi: truffa da 4 milioni
Sono quattro gli indagati sulla truffa in materia di rifiuti che ha portato Guardia di finanza della Procura e Arpa di Biella ad individuare un traffico di tonnellate di ceneri non correttamente gestite che avrebbe procurato danni economici ingenti (si parla di 4 milioni di euro) a un’azienda biellese con conseguente indagine coordinata dal sostituto procuratore Ernesto Napolillo.
L’azienda biellese che sarebbe stata truffata, la “BF srl” di Cossato, opera nel campo del recupero dei rifiuti non pericolosi e risulta regolarmente autorizzata a ricevere varie tipologie di rifiuti inerti che vengono sottoposti a lavorazioni preliminari fino a giungere al loro riutilizzo come sottofondi stradali e recuperi ambientali.
Sono quattro gli indagati sulla truffa in materia di rifiuti che ha portato Guardia di finanza della Procura e Arpa di Biella ad individuare un traffico di tonnellate di ceneri non correttamente gestite che avrebbe procurato danni economici ingenti (si parla di 4 milioni di euro) a un’azienda biellese con conseguente indagine coordinata dal sostituto procuratore Ernesto Napolillo.
L’azienda biellese che sarebbe stata truffata, la “BF srl” di Cossato, opera nel campo del recupero dei rifiuti non pericolosi e risulta regolarmente autorizzata a ricevere varie tipologie di rifiuti inerti che vengono sottoposti a lavorazioni preliminari fino a giungere al loro riutilizzo come sottofondi stradali e recuperi ambientali.
Da ulteriori dettagli dell’inchiesta, è emerso che la truffa subita dalla ditta biellese consisteva nel ricevere rifiuti che formalmente possedevano i requisiti richiesti dalla normativa per il recupero ambientale. In realtà i valori erano inferiori rispetto a quelli reali. Secondo i finanzieri al comando del maresciallo Giovanni Bonaiuto, la ditta lombarda che produceva le ceneri, i certificati analitici che dimostravano la conformità dei rifiuti erano fasulli. Gli accertamenti eseguiti dagli Enti di controllo, tra i quali l’Arpa di Biella, hanno infatti evidenziato che in tali rifiuti la concentrazione di alcuni metalli pesanti (quali piombo, rame, nichel e cromo) era nettamente superiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa per il recupero ambientale e quindi la ditta lombarda avrebbero dovuto avviarli a smaltimento in discariche autorizzate (come rifiuti speciali pericolosi) anziché indirizzarli verso operazioni di recupero (come rifiuti non pericolosi). La truffa ha riguardato in provincia due siti della stessa ditta di Cossato dove il materiale veniva trattato secondo le procedure previste e poi rivenduto per il suo riutilizzo, oltre a coinvolgere altre aziende specializzate nel recupero di rifiuti non pericolosi presenti sia in Piemonte che al di fuori della regione.
Quattro persone operanti con funzioni di vertice nel contesto della ditta lombarda, sono stati pertanto denunciati per truffa alla Procura di Biella. Per le presunte violazioni ambientali, risulta invece competente la Procura di Pavia.
Come si è poi saputo, le ceneri non sono state consegnate a discariche, come invece sarebbe stato necessario. Non sono quindi presenti nella discarica di Cavaglià come si era in un primo momento temuto.
R.E.B.