Rapinavano per noia, donne e bei vestiti

Rapinavano per noia, donne e bei vestiti
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C’era anche un giovane di Biella nella banda dei ventenni che si erano trasformati in ladri e rapinatori per noia e per racimolare il denaro necessario da spendere nelle slot machine, in discoteca, per vestiti alla moda e per le belle donne, evidentemente senza dover lavorare e sudare troppo. Erano sprezzanti del pericolo, sbruffoni. Sognavano la bella vita, ma erano finiti in manette.
Il biellese è Domenico Frammartino, 26 anni, arrestato ad aprile, a qualche mese di distanza dai quattro presunti complici, Pietro Bonino, 25 anni, di Azeglio, Simone Tosatti, 28 anni, di Montalto Dora, Giuseppe Grosso, 23 anni, di Ivrea, e Antonio Gilio Tos, 22 anni, di Vestigné.
Tutti facevano parte della banda della Mito nera, con l’Alfa che era di proprietà del Bonino. Erano accusati, a vario titolo, di rapina, furto aggravato, ricettazione e danneggiamenti. Di buona famiglia (i parenti erano ignari della doppia vita dei loro figli), essendo incensurati, erano presto finiti ai domiciliari. Alla banda dei ventenni la polizia ci era arrivata poco alla volta. I giovani si erano poi traditi quando avevano cominciato a vantarsi sui loro profili Facebook delle imprese.
Giovedì mattina, in Tribunale a Ivrea, sono arrivate le condanne per 15 anni di carcere complessivi. La sentenza di primo grado è stata pronunciata dal giudice dell’udienza preliminare, Stefania Cugge. Le pene inflitte agli imputati sono state superiori rispetto a quelle richieste dalla Procura della Repubblica, rappresentata in aula dal Pubblico ministero Chiara Molinari.
V.Ca.

C’era anche un giovane di Biella nella banda dei ventenni che si erano trasformati in ladri e rapinatori per noia e per racimolare il denaro necessario da spendere nelle slot machine, in discoteca, per vestiti alla moda e per le belle donne, evidentemente senza dover lavorare e sudare troppo. Erano sprezzanti del pericolo, sbruffoni. Sognavano la bella vita, ma erano finiti in manette.
Il biellese è Domenico Frammartino, 26 anni, arrestato ad aprile, a qualche mese di distanza dai quattro presunti complici, Pietro Bonino, 25 anni, di Azeglio, Simone Tosatti, 28 anni, di Montalto Dora, Giuseppe Grosso, 23 anni, di Ivrea, e Antonio Gilio Tos, 22 anni, di Vestigné.
Tutti facevano parte della banda della Mito nera, con l’Alfa che era di proprietà del Bonino. Erano accusati, a vario titolo, di rapina, furto aggravato, ricettazione e danneggiamenti. Di buona famiglia (i parenti erano ignari della doppia vita dei loro figli), essendo incensurati, erano presto finiti ai domiciliari. Alla banda dei ventenni la polizia ci era arrivata poco alla volta. I giovani si erano poi traditi quando avevano cominciato a vantarsi sui loro profili Facebook delle imprese.
Giovedì mattina, in Tribunale a Ivrea, sono arrivate le condanne per 15 anni di carcere complessivi. La sentenza di primo grado è stata pronunciata dal giudice dell’udienza preliminare, Stefania Cugge. Le pene inflitte agli imputati sono state superiori rispetto a quelle richieste dalla Procura della Repubblica, rappresentata in aula dal Pubblico ministero Chiara Molinari.
V.Ca.

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