Rapina a Candelo, banda in manette. «Si preparavano a un altro colpo armato»
Operazione congiunta di carabinieri e polizia. Il gruppo era stato monitorato e fermato prima che potesse agire di nuovo. Recuperata la pistola usata nella rapina.

Si è tenuta oggi pomeriggio nella Procura della Repubblica di Biella la conferenza stampa che aveva l'obiettivo di fare chiarezza sulla rapina a mano armata commessa martedì scorso all’ufficio postale di via Iside Viana a Candelo. Nel corso dell’incontro sono state ricostruite nel dettaglio le dinamiche dei fatti, confermando che sono attualmente tre gli indagati per la rapina del 17 giugno. A illustrare i fatti sono stati il procuratore facente funzioni Ruggero Mauro Crupi, il sostituto Paola Francesca Ranieri e gli esponenti di Carabinieri e Polizia che hanno coordinato i rispettivi militari e agenti.

Il tavolo della conferenza in Procura

Il procuratore facente funzioni Ruggero Mauro Crupi

Il sostituto procuratore Paola Francesca Ranieri
La rapina a Candelo: una dinamica violenta, colpi esplosi in pieno centro
I fatti risalgono alla mattina del 17 giugno, intorno alle 8.30, quando un uomo vestito di nero e con il volto coperto è entrato nell’ufficio postale appena aperto, nonostante la presenza di personale e clienti. Ha sparato un primo colpo contro il soffitto per spaventare i presenti e si è fatto consegnare 600 euro in contanti.
Uscito in strada, ha raggiunto una Citroën bianca già posteggiata con la portiera aperta. Ha esploso un secondo colpo per infrangere il lunotto posteriore sinistro e allontanare il proprietario, che inizialmente era parso anch'egli vittima di una rapina (il furto dell'auto), ma che le indagini hanno successivamente identificato come concorrente nel reato.
Durante la fuga, il rapinatore ha provocato un tamponamento e ha sparato un terzo colpo a scopo intimidatorio, prima di raggiungere Chiavazza e incendiare il veicolo - già predisposto con una tanica di benzina nel bagagliaio - nei pressi della stazione ferroviaria dismessa.
Un’indagine coordinata e tempestiva
Data l’estrema pericolosità dell’azione - con un soggetto armato a piede libero - la Procura ha attivato subito un’indagine a tappe forzate. L’inchiesta è stata condotta con spirito di collaborazione tra la squadra mobile della polizia e il nucleo investigativo dei carabinieri, che hanno unito competenze e risorse fin dal primo momento. Fin dalle prime ore si è compreso che la presunta “seconda vittima” del furto d’auto presentava incongruenze: atteggiamento tranquillo dopo lo sparo, difficoltà a giustificare la sua presenza e altri dettagli hanno fatto emergere il suo coinvolgimento diretto nel colpo. Nel corso del monitoraggio è emersa anche la presenza di un altro veicolo, una Fiat 600, che seguiva la Citroën data alle fiamme, che era stata noleggiata il giorno prima del colpo a Verbania (paese da cui proviene uno dei tre presunti autori della rapina). Questo ha portato a ipotizzare la piena compartecipazione di tre soggetti, già in contatto tra loro il 16 giugno - giorno in cui sarebbe stato effettuato un sopralluogo a Candelo.
Gli arresti e i capi d’accusa dopo la rapina a Candelo
I primi due indagati sono stati arrestati nel pomeriggio di venerdì 20 giugno, dopo che le forze dell’ordine - insospettite da movimenti sospetti - hanno proceduto al fermo e sequestrato l’arma utilizzata, una pistola Beretta calibro 9 con relativo munizionamento. Al momento dell'arresto (motivato con l'accusa di detenzione illegale di arma da fuoco), secondo quanto dichiarato oggi in conferenza stampa, i due starebbero organizzando un secondo colpo.
Il terzo uomo, quello residente a Verbania, è stato raggiunto da un decreto di fermo nella serata di sabato 21, mentre si trovava nascosto in casa di un amico, verosimilmente già informato degli arresti dei complici. La convalida del suo fermo è ancora pendente presso il tribunale competente.