Raffica di biellesi derubati dai siti-truffa

Raffica di biellesi derubati dai siti-truffa
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Altri cinque biellesi sono stati raggirati dai soliti noti che gestiscono i siti-truffa. Tutti hanno cercato di acquistare apparecchiature elettroniche e fotografiche. Hanno versato il dovuto, ma non hanno ricevuto mai la merce acquistata. E dei soldi si sono perse le tracce. Il mucchio dei fascicoli relativi alle truffe online sta aumentando sempre di più nel piccolo ufficio della sezione di Biella della Polizia postale, un vero fiore all’occhiello della nostra Questura, coordinata dall’ispettore Andrea Andreotti, una vita di esperienza alle spalle in polizia.Spicca, in quell’ufficio, un quadretto appeso al centro di una parete che riporta una frase diventata per così dire storica dai poliziotti che combattono i pericoli della rete, perché la dicono praticamente tutti coloro che si presentato per denunciare un raggiro online: «Avevo già comprato un sacco di cose su Internet...». «Per certe cifre minime, 200, 300, 400 euro - ammette sconsolato l’ispettore Andreotti - non conviene nemmeno fare denuncia. Il truffato dovrà infatti presentarsi, per trattare la causa, nel Tribunale competente in base al luogo di residenza dell’indagato, in quanto la competenza territoriale viene individuata nel luogo di acquisizione del denaro. Se la carta di credito “caricata” si trova ad esempio a Crotone, il truffato biellese dovrà sorbirsi il viaggio fino in Calabria. Dovrà magari presentarsi il giorno prima per arrivare puntuale in aula e pagarsi quindi l’albergo. Senza poter ottenere rimborsi. E non mancano i rischi, tipo quello che i giudici decidano per vari motivi di rinviare l’udienza...».Uno dei siti-truffa che ha fatto cascare il maggior numero di biellesi nelle ultime settimane, aveva sede a Napoli, è denominato “Tecnonocino” e si occupava di apparecchiature fotografiche a prezzi shock. La Polizia postale ora l’ha chiuso e il personaggio che lo gestiva è stato individuato e denunciato.I truffatori online sono sempre più bravi. I loro nomi circolano su Internet accompagnati da raffiche di insulti e di promesse di... ossa rotte. Sono stati creati dei blog, pagine e pagine su Facebook, forum al calor bianco non parlano d’altro. Qualcuno prima o poi finisce dentro, altri riescono a farla franca. C’è chi mette in vendita ogni tipo di dispositivo elettronico, tra cui consolle per videogames, televisori, telecamere, pc portatili, telefoni cellulari e altro ancora. Sono competenti e furbi. Copiano le foto degli oggetti originali, aggiungono la descrizione, si fabbricano in poche ore raffiche di “feedback” fasulli, magari acquistando dieci oggetti per due euro e portando a termine in modo corretto la trattativa. E poi mettono gli oggetti sul mercato, cercando di attrarre acquirenti soprattutto grazie ai prezzi più che abbordabili. Tutto sembra perfetto, cascarci è purtroppo facile. Solo che quando vengono effettuati i bonifici o vengono caricate le carte Postepay, il venditore non si fa più trovare e l’acquirente rimane come un pesce fuor d’acqua, senza oggetto acquistato e senza soldi. Solo a quel punto capisce d’essere stato gabbato. «Bisogna valutare molto attentamente le offerte che circolano sulla rete - spiega l’ispettore Andreotti -. La prima cosa da fare è verificare se il nome di chi gestisce compare sui siti di segnalazione delle truffe, il più noto dei quali è “eBayabuse”. Fate copia e incolla e inserite nel motore di ricerca anche l’Iban del venditore e il suo numero di telefono. Quantomeno chi verrà segnalato dovrà rifarsi la carta ricaricabile e cambiare numero. L’unico metodo di pagamento che fornisce certezze è Pay Pal oppure di persona, dopo aver visionato la merce. Il detto è chiaro: pagare moneta, vedere cammello...».L’ultimo consiglio anti-truffe online dell’ispettore è veramente d’oro: «Esiste ora www.whois.com, dove è possibile inserire il nome del sito che vi pare dubbio. In breve vi vengono fornite tutte le informazioni che vi servono: quando il sito è stato creato, chi lo gestisce, chi contattare in caso di problemi. Se è stato creato solo una settimana o un mese fa, è facile che si tratti di un sito-truffa. Fate sempre attenzione...».Valter Caneparo

Altri cinque biellesi sono stati raggirati dai soliti noti che gestiscono i siti-truffa. Tutti hanno cercato di acquistare apparecchiature elettroniche e fotografiche. Hanno versato il dovuto, ma non hanno ricevuto mai la merce acquistata. E dei soldi si sono perse le tracce. Il mucchio dei fascicoli relativi alle truffe online sta aumentando sempre di più nel piccolo ufficio della sezione di Biella della Polizia postale, un vero fiore all’occhiello della nostra Questura, coordinata dall’ispettore Andrea Andreotti, una vita di esperienza alle spalle in polizia.Spicca, in quell’ufficio, un quadretto appeso al centro di una parete che riporta una frase diventata per così dire storica dai poliziotti che combattono i pericoli della rete, perché la dicono praticamente tutti coloro che si presentato per denunciare un raggiro online: «Avevo già comprato un sacco di cose su Internet...». «Per certe cifre minime, 200, 300, 400 euro - ammette sconsolato l’ispettore Andreotti - non conviene nemmeno fare denuncia. Il truffato dovrà infatti presentarsi, per trattare la causa, nel Tribunale competente in base al luogo di residenza dell’indagato, in quanto la competenza territoriale viene individuata nel luogo di acquisizione del denaro. Se la carta di credito “caricata” si trova ad esempio a Crotone, il truffato biellese dovrà sorbirsi il viaggio fino in Calabria. Dovrà magari presentarsi il giorno prima per arrivare puntuale in aula e pagarsi quindi l’albergo. Senza poter ottenere rimborsi. E non mancano i rischi, tipo quello che i giudici decidano per vari motivi di rinviare l’udienza...».Uno dei siti-truffa che ha fatto cascare il maggior numero di biellesi nelle ultime settimane, aveva sede a Napoli, è denominato “Tecnonocino” e si occupava di apparecchiature fotografiche a prezzi shock. La Polizia postale ora l’ha chiuso e il personaggio che lo gestiva è stato individuato e denunciato.I truffatori online sono sempre più bravi. I loro nomi circolano su Internet accompagnati da raffiche di insulti e di promesse di... ossa rotte. Sono stati creati dei blog, pagine e pagine su Facebook, forum al calor bianco non parlano d’altro. Qualcuno prima o poi finisce dentro, altri riescono a farla franca. C’è chi mette in vendita ogni tipo di dispositivo elettronico, tra cui consolle per videogames, televisori, telecamere, pc portatili, telefoni cellulari e altro ancora. Sono competenti e furbi. Copiano le foto degli oggetti originali, aggiungono la descrizione, si fabbricano in poche ore raffiche di “feedback” fasulli, magari acquistando dieci oggetti per due euro e portando a termine in modo corretto la trattativa. E poi mettono gli oggetti sul mercato, cercando di attrarre acquirenti soprattutto grazie ai prezzi più che abbordabili. Tutto sembra perfetto, cascarci è purtroppo facile. Solo che quando vengono effettuati i bonifici o vengono caricate le carte Postepay, il venditore non si fa più trovare e l’acquirente rimane come un pesce fuor d’acqua, senza oggetto acquistato e senza soldi. Solo a quel punto capisce d’essere stato gabbato. «Bisogna valutare molto attentamente le offerte che circolano sulla rete - spiega l’ispettore Andreotti -. La prima cosa da fare è verificare se il nome di chi gestisce compare sui siti di segnalazione delle truffe, il più noto dei quali è “eBayabuse”. Fate copia e incolla e inserite nel motore di ricerca anche l’Iban del venditore e il suo numero di telefono. Quantomeno chi verrà segnalato dovrà rifarsi la carta ricaricabile e cambiare numero. L’unico metodo di pagamento che fornisce certezze è Pay Pal oppure di persona, dopo aver visionato la merce. Il detto è chiaro: pagare moneta, vedere cammello...».L’ultimo consiglio anti-truffe online dell’ispettore è veramente d’oro: «Esiste ora www.whois.com, dove è possibile inserire il nome del sito che vi pare dubbio. In breve vi vengono fornite tutte le informazioni che vi servono: quando il sito è stato creato, chi lo gestisce, chi contattare in caso di problemi. Se è stato creato solo una settimana o un mese fa, è facile che si tratti di un sito-truffa. Fate sempre attenzione...».Valter Caneparo

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