"Quel ragazzo ha stuprato mia figlia minorenne", ma si era inventata tutto. A processo per calunnia
Da indagato il giovane ha passato mesi d'inferno prima che il procedimento venisse archiviato.
Forse non voleva che la figlia frequentasse quel ragazzo tanto più grande di lei che ancora era minorenne. L’ha però combinata veramente grossa accusando addirittura il giovane di aver violentato la ragazza. Ad indagare sono stati i poliziotti della speciale sezione della Squadra mobile di Biella. Alla fine è emerso che, in realtà, la madre si era inventata tutto e che, di episodi di violenza, non ce n’erano stati.
Sotto processo
La madre si è così ritrovata a sua volta prima indagata e poi imputata del reato di calunnia in quanto avrebbe accusato il ragazzo della figlia di violenza sessuale pur sapendolo innocente. Nei giorni scorsi si è svolta l’udienza preliminare e la donna (difesa dall’avvocato Alessandra Guarini) è stata rinviata a giudizio per l’udienza del 14 ottobre del prossimo anno davanti al Tribunale in composizione monocratica.
Quei mesi d'inferno
Il primo episodio che ha dato vita a tutta la vicenda, risale al 29 novembre di tre anni fa quando la donna si è presentata in Questura e ha raccontato delle presunte violenze alla figlia minorenne da parte di quel giovane di qualche anno più grande. Per quel ragazzo (rappresentato dall’avvocato Pietro Barrasso) sono così iniziati mesi d’inferno con interrogatori, contatti frequenti con il difensore e la continua spada di Damocle sulla testa di dover affrontare un processo per un’accusa comunque gravissima come quella d’aver violentato una ragazza minorenne.
Procedimento archiviato
Per fortuna gli investigatori della Mobile hanno preso a cuore il caso e hanno indagato a fondo. Già dai primi interrogatori sono emerse numerose le contraddizioni nei racconti sia della madre sia della ragazza che hanno fatto emergere i primi dubbi sulla denuncia. Alla fine, sulla base del lavoro svolto dai poliziotti, la stessa Procura ha chiesto l’archiviazione per il procedimento penale del giovane che il giudice ha accolto l’11 ottobre di due anni fa con la formula «perché il fatto non sussiste».
Processo per calunnia
E’ così scattato, inevitabile, il procedimento per calunnia nei confronti della madre in quanto avrebbe incolpato il giovane, sapendolo innocente, del reato di violenza sessuale nei confronti della figlia minore. In particolare la donna avrebbe reso dichiarazioni non veritiere e con intenti calunniatori verso il ragazzo - così riporta il capo d’imputazione - in relazioni alle quali era stato aperto un procedimento penale. Da qui il rinvio a giudizio della madre.