Prende a calci il cane, condanna record

BIELLA - E’ stato condannato a un anno per aver preso a calci un cane. Lo hanno visto in tre, quel giorno, camminare lungo il marciapiede del primo tratto di via Torino e poi svoltare per dirigersi verso lo Spizzico, il fastfood che s’affaccia lungo via La Marmora. Per tutto il tragitto ha proseguito a prendere a calci il cagnolino che aveva con sé, senza un apparente motivo, a detta di tutti con crudeltà, col piccolo animale che continuava a guaire per il dolore, nell’impossibilità di riuscire a sfuggire alla stretta del guinzaglio. Quel giorno di tre anni fa erano arrivati i poliziotti e avevano trovato l’uomo chiuso in bagno dello Spizzico e il cagnolino legato lì vicino, alla gamba di un tavolo: «Era visibilmente spaventato», ha dichiarato l’agente nei giorni scorsi in tribunale. Per non dire terrorizzato. E dolorante per aver ricevuto tutti quei calci.
A ritrovarsi accusato del reato di maltrattamenti di animali, è stato Pier Luigi Campopiano, 30 anni, per l’anagrafe residente ad Andorno Micca, in realtà senza fissa dimora, balzato più volte alla ribalta della cronaca a partire dalla notizia, che sa tanto di bufala, della vincita di mezzo milione di euro alla lotteria.
La condanna per l’imputato è stata esemplare, addirittura superiore a quella inflitta la scorsa settimana all’uomo che aveva maltrattato e picchiato la mamma per mesi. Il giudice, Iolanda Villano, non ha voluto sentire ragioni. Non ha voluto tener conto della richiesta del difensore, avvocato Giorno Triban, di assoluzione per la situazione fisica precaria del suo cliente o in subordine del minimo della pena. E nemmeno ha accolto la richiesta a otto mesi della piemme onoraria, Paola Caruso. E’ stata addirittura più severa: un anno tondo di reclusione, senza nemmeno la concessione delle attenuanti generiche.
I testimoni sentiti nel corso del processo, hanno dopotutto confermato per filo e per segno quanto riportato nel capo d’imputazione. «Ero insieme a un’amica - ha spiegato una di loro, la stessa che aveva chiesto l’intervento della polizia -. Ho sentito un cane guaire. Mi sono guardata intorno e ho visto l’imputato che continuava a dare calci a un cagnolino...».
Valter Caneparo
BIELLA - E’ stato condannato a un anno per aver preso a calci un cane. Lo hanno visto in tre, quel giorno, camminare lungo il marciapiede del primo tratto di via Torino e poi svoltare per dirigersi verso lo Spizzico, il fastfood che s’affaccia lungo via La Marmora. Per tutto il tragitto ha proseguito a prendere a calci il cagnolino che aveva con sé, senza un apparente motivo, a detta di tutti con crudeltà, col piccolo animale che continuava a guaire per il dolore, nell’impossibilità di riuscire a sfuggire alla stretta del guinzaglio. Quel giorno di tre anni fa erano arrivati i poliziotti e avevano trovato l’uomo chiuso in bagno dello Spizzico e il cagnolino legato lì vicino, alla gamba di un tavolo: «Era visibilmente spaventato», ha dichiarato l’agente nei giorni scorsi in tribunale. Per non dire terrorizzato. E dolorante per aver ricevuto tutti quei calci.
A ritrovarsi accusato del reato di maltrattamenti di animali, è stato Pier Luigi Campopiano, 30 anni, per l’anagrafe residente ad Andorno Micca, in realtà senza fissa dimora, balzato più volte alla ribalta della cronaca a partire dalla notizia, che sa tanto di bufala, della vincita di mezzo milione di euro alla lotteria.
La condanna per l’imputato è stata esemplare, addirittura superiore a quella inflitta la scorsa settimana all’uomo che aveva maltrattato e picchiato la mamma per mesi. Il giudice, Iolanda Villano, non ha voluto sentire ragioni. Non ha voluto tener conto della richiesta del difensore, avvocato Giorno Triban, di assoluzione per la situazione fisica precaria del suo cliente o in subordine del minimo della pena. E nemmeno ha accolto la richiesta a otto mesi della piemme onoraria, Paola Caruso. E’ stata addirittura più severa: un anno tondo di reclusione, senza nemmeno la concessione delle attenuanti generiche.
I testimoni sentiti nel corso del processo, hanno dopotutto confermato per filo e per segno quanto riportato nel capo d’imputazione. «Ero insieme a un’amica - ha spiegato una di loro, la stessa che aveva chiesto l’intervento della polizia -. Ho sentito un cane guaire. Mi sono guardata intorno e ho visto l’imputato che continuava a dare calci a un cagnolino...».
Valter Caneparo