Poste, stop agli straordinari fino al 24

Poste, stop agli straordinari fino al 24
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Una manovra per fare cassa: questo l’obiettivo del Governo che nei giorni scorsi ha deciso di cedere il 35% di Poste Italiane a Cassa Depositi e Prestiti, al cui interno sono presenti le Fondazioni bancarie, competitor di Poste. Mentre per il restante 29,7% ha deciso un’ulteriore vendita in Borsa, come avvenuto per il 35,3% già venduto lo scorso ottobre. Scelte che, affermano i sindacati Slc-Cgil, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal e Ugl del Piemonte, aprono molti dubbi sul futuro dell’Azienda. «Il Governo così non solo si priverà di un’entrata sicura dovuta ai dividendi che Poste distribuisce agli azionisti – attaccano i sindacati – ma smantellerà di fatto un servizio pubblico che interessa milioni di cittadini, visto che Poste Italiane effettua ancora un servizio sociale e universale, con una presenza capillare in tutto il Paese. La privatizzazione decisa dal Governo compromette l’unicità aziendale e pone seri dubbi sul futuro della più grande azienda del nostro Paese. Sono a rischio i settori più deboli come il recapito e la logistica, e regna incertezza nei settori più forti come il bancario e l’assicurativo visto che Cassa Depositi e Prestiti è, in parte, in mano alle fondazioni bancarie».Sono anche aziendali le ragioni dello sciopero nel “mercato privati” (uffici postali, settore bancario e assicurativo di Poste). «La carenza di personale negli uffici - anche dovuta alle mancate trasformazioni dei part time in full time- impedisce la copertura delle postazioni di sportello, delle sale consulenza, dei ruoli specialistici, con gravi ricadute sui lavoratori e sulla clientela. Strumenti ed attrezzature di lavoro obsoleti rallentano le procedure di lavoro, con postazioni lavorative spesso non a norma. Il ricorso a continui distacchi/trasferte per coprire le carenze strutturali degli uffici, unito alla carenza di strumenti e mezzi idonei, spinge i lavoratori all’uso del proprio automezzo per gli spostamenti. Infine, i target assegnati agli uffici postali sono irraggiungibili, con pressioni commerciali individuali che non rispettano il protocollo nazionale sottoscritto tra Azienda e Sindacati. «Altrettanto forti le motivazioni dello sciopero nel settore del “recapito” - dicono i sindacati -. La riorganizzazione del recapito a giorni alterni, sulle aree del territorio piemontese dove è già partito il programma, non sta funzionando. Ci sono notevoli quantità di giacenza di posta non recapitata nei tempi previsti. Come sindacato abbiamo già chiesto la sospensione della riorganizzazione, che di fatto ha già prodotto un centinaio di posti di lavoro in meno. Inoltre, i mezzi di trasporto e strumenti di lavoro del recapito sono mal funzionanti, con manutenzione carente e non sufficienti a coprire tutte le zone, palmari obsoleti che perdono continuamente la rete. Il mancato utilizzo del personale part-time a tempo indeterminato che ha dato la disponibilità a lavorare con la clausola elastica determina continue assunzioni di personale a tempo determinato nei centri di recapito ed al Centro di meccanizzazione postale di Torino. Flessibilità operativa e lavoro straordinario usati oltre alle casistiche previste dagli accordi portano a forti pressioni da parte dei responsabili dei centri. Per tutte queste ragioni Slc-Cgil, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal e Ugl del Piemonte, nelle rispetto delle procedure di Legge, hanno deciso di proclamare da subito lo sciopero delle prestazioni straordinarie ed aggiuntive fino al 24 agosto , in preparazione di nuove iniziative di mobilitazione a settembre».

Una manovra per fare cassa: questo l’obiettivo del Governo che nei giorni scorsi ha deciso di cedere il 35% di Poste Italiane a Cassa Depositi e Prestiti, al cui interno sono presenti le Fondazioni bancarie, competitor di Poste. Mentre per il restante 29,7% ha deciso un’ulteriore vendita in Borsa, come avvenuto per il 35,3% già venduto lo scorso ottobre. Scelte che, affermano i sindacati Slc-Cgil, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal e Ugl del Piemonte, aprono molti dubbi sul futuro dell’Azienda. «Il Governo così non solo si priverà di un’entrata sicura dovuta ai dividendi che Poste distribuisce agli azionisti – attaccano i sindacati – ma smantellerà di fatto un servizio pubblico che interessa milioni di cittadini, visto che Poste Italiane effettua ancora un servizio sociale e universale, con una presenza capillare in tutto il Paese. La privatizzazione decisa dal Governo compromette l’unicità aziendale e pone seri dubbi sul futuro della più grande azienda del nostro Paese. Sono a rischio i settori più deboli come il recapito e la logistica, e regna incertezza nei settori più forti come il bancario e l’assicurativo visto che Cassa Depositi e Prestiti è, in parte, in mano alle fondazioni bancarie».Sono anche aziendali le ragioni dello sciopero nel “mercato privati” (uffici postali, settore bancario e assicurativo di Poste). «La carenza di personale negli uffici - anche dovuta alle mancate trasformazioni dei part time in full time- impedisce la copertura delle postazioni di sportello, delle sale consulenza, dei ruoli specialistici, con gravi ricadute sui lavoratori e sulla clientela. Strumenti ed attrezzature di lavoro obsoleti rallentano le procedure di lavoro, con postazioni lavorative spesso non a norma. Il ricorso a continui distacchi/trasferte per coprire le carenze strutturali degli uffici, unito alla carenza di strumenti e mezzi idonei, spinge i lavoratori all’uso del proprio automezzo per gli spostamenti. Infine, i target assegnati agli uffici postali sono irraggiungibili, con pressioni commerciali individuali che non rispettano il protocollo nazionale sottoscritto tra Azienda e Sindacati. «Altrettanto forti le motivazioni dello sciopero nel settore del “recapito” - dicono i sindacati -. La riorganizzazione del recapito a giorni alterni, sulle aree del territorio piemontese dove è già partito il programma, non sta funzionando. Ci sono notevoli quantità di giacenza di posta non recapitata nei tempi previsti. Come sindacato abbiamo già chiesto la sospensione della riorganizzazione, che di fatto ha già prodotto un centinaio di posti di lavoro in meno. Inoltre, i mezzi di trasporto e strumenti di lavoro del recapito sono mal funzionanti, con manutenzione carente e non sufficienti a coprire tutte le zone, palmari obsoleti che perdono continuamente la rete. Il mancato utilizzo del personale part-time a tempo indeterminato che ha dato la disponibilità a lavorare con la clausola elastica determina continue assunzioni di personale a tempo determinato nei centri di recapito ed al Centro di meccanizzazione postale di Torino. Flessibilità operativa e lavoro straordinario usati oltre alle casistiche previste dagli accordi portano a forti pressioni da parte dei responsabili dei centri. Per tutte queste ragioni Slc-Cgil, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal e Ugl del Piemonte, nelle rispetto delle procedure di Legge, hanno deciso di proclamare da subito lo sciopero delle prestazioni straordinarie ed aggiuntive fino al 24 agosto , in preparazione di nuove iniziative di mobilitazione a settembre».

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