L'annuncio congiunto

Plasma, la sperimentazione partirà anche a Biella

Lo comunicano l'assessore regionale Chiara Caucino e l'Asl Bi.

Plasma, la sperimentazione partirà anche a Biella
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Anche all’ospedale “Degli Infermi” di Biella sarà attivata la sperimentazione sul plasma iperimmune dei convalescenti nel trattamento del Covid-19 nell’ambito della Regione Piemonte. Ad annunciarlo sono l’Assessore regionale Chiara Caucino e il Commissario dell’ASL di Biella, Diego Poggio.

Le decisione in Regione

«Ho personalmente proposto che Biella fosse scelta, accanto a Torino e a Novara, per portare avanti la sperimentazione, perché credo profondamente nella validità della plasmaferesi quale terapia per i malati da coronavirus. Le informazioni ricevute e i dati sono molto promettenti. Mi sono confrontata con il collega Luigi Icardi rispetto a questa possibilità e ho ottenuto il suo sostegno, per il quale lo ringrazio» esordisce l’Assessore Caucino. «Ci sono alcuni passaggi che debbono essere necessariamente fatti – prosegue – prima di poter partire, ma confido nel fatto che non vi saranno ostacoli nel percorso individuato. Con la fattiva collaborazione del Commissario Poggio, a cui riconosco l’immediata condivisione di tale iniziativa, sono certa che in tempi brevi otterremo il risultato prefissato, a esclusivo vantaggio dei cittadini biellesi e della loro salute».

Gli studi clinici

Gli studi clinici in corso mostrano che l’uso del plasma dei convalescenti da Covid-19, se infuso in persone alle prese con la malattia, determinerebbe un rapido miglioramento delle loro condizioni. Con “plasma convalescente” si fa riferimento al sangue prelevato, tramite la tecnica della plasmaferesi, da una persona guarita da una malattia e trasfuso in un paziente ancora malato. «Le comunità mediche e scientifiche ritengono necessario condurre ulteriori studi rigorosi per determinare meglio l'effettivo funzionamento della terapie – spiega il Commissario dell’Asl di Biella Diego Poggio – e in questo contesto l’ASLBI ha intenzione di aderire sia allo studio nazionale, coordinato da Pisa che sarà proposto a breve, sia a quello osservazionale in progetto a Novara nei pazienti trattati con plasma iperimmune nell’ Area». Quando il corpo umano è esposto a un agente patogeno estraneo, la sua risposta è quella di produrre degli anticorpi. Questi anticorpi, una volta che la persona è guarita, rimangono nel plasma per un certo periodo di tempo, pronti a combattere quel virus nel caso ritorni. Ciò significa che gli anticorpi formatisi e presenti nel sangue della persona guarita possono aiutare il sistema immunitario di quella malata nella risposta alla malattia. Sulla base di quanto emerso dalla letteratura, l’uso di plasma da donatori convalescenti, sfruttando gli anticorpi neutralizzanti il virus presenti, potrebbe avere un ruolo terapeutico, senza gravi eventi avversi nei pazienti critici affetti da COVID-19. La possibilità di raccogliere il plasma mediante procedura di plasmaferesi con rapidità ed efficacia e l’inattivazione virale a cui sarà sottoposto lo rende immediatamente disponibile, oltre che più sicuro, per i pazienti che ne abbiano necessità, e rappresenta in questo momento un’ulteriore opportunità terapeutica. Il potenziale donatore è colui che è guarito da almeno 2 settimane e con tamponi negativi, che non abbia co-morbidità e sia idoneo a donare il plasma. La possibilità di disporre di donatori locali offre il valore aggiunto di dare una immunità specifica acquisita contro l’agente infettivo proprio del ceppo locale (in altre aree il ceppo potrebbe essere differente).

 

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