Piemonte e lavoro, per la Regione si rischia la "calamità occupazionale"

Chiesti allo Stato il rifinanziamento alla cassa integrazione e 150 milioni per le aree colpite da crisi industriali.

Piemonte e lavoro, per la Regione si rischia la "calamità occupazionale"
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Il Piemonte si trova in una situazione di emergenza occupazionale e salariale. Il presidente Cirio: "Ci sono 5mila posti a rischio".

Le situazione su Piemonte e lavoro

«La Regione Piemonte ha chiesto una serie di iniziative concrete che hanno bisogno del sostegno dello Stato, come il rifinanziamento in deroga della cassa integrazione e 150 milioni di euro per le aree colpite dalle crisi industriali, come era stato annunciato dal premier Giuseppe Conte in una sua visita in Piemonte».

Il presidente Alberto Cirio esprime così preoccupazione sulla situazione lavorativa in Piemonte: «Abbiamo deciso di convocare un Consiglio regionale speciale dedicato alle crisi industriali e al lavoro, perché 5.000 posti a rischio ci fanno parlare di calamità occupazionale. È un tema dal quale non possiamo sottrarci, ma trattare invece in tutta la sua gravità e drammaticità e avere le idee ben chiare della situazione che affronteremo nel 2020».

Secondo Cirio, il Governo deve fare la sua parte: «È stato presentato al premier Conte un progetto molto chiaro. Oggi sono disponibili solo i 30 milioni stanziati dalla Regione Piemonte. Ho chiesto a Conte una comunicazione ufficiale di quanto lo Stato può stanziare dei 150 milioni previsti all’inizio per Torino e poi estesi a tutta Italia».

Gli ultimi dati Istat

Il quadro Istat del trimestre luglio-settembre 2019 appare decisamente critico in Piemonte, con un calo degli occupati di 17.000 unità, concentrati nell'industria manifatturiera (-25.000), che dopo un brillante inizio d'anno già nel secondo trimestre risultava in flessione. Resta "stagnante" la situazione nei servizi (+2.000 unità), solo l'agricoltura mostra una dinamica positiva apprezzabile (+4.000 dipendenti).

La diminuzione interessa esclusivamente il lavoro alle dipendenze (- 34.000 occupati), mentre cresce di 16.000 unità la componente autonoma, trainata dai servizi non commerciali.

Sono circa 50 le imprese che fruiscono della cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale, riorganizzazione e cessazione di attività, per un complesso di circa 2500 addetti, prevalentemente nei settori metalmeccanico e dell’editoria, e si evidenziano ben 20 imprese in cassa integrazione per cessazione di attività (800 le persone interessate). A queste si affiancano 75 imprese che attuano la cigs per contratti di solidarietà, tra cui la più nota è Fca con circa 4.000 dipendenti. Si prevede nel 2020 un ulteriore aggravamento della situazione.

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