La sentenza definitiva

Per l'omicidio del piccolo Leo (19 mesi) confermati i due ergastoli a madre e fidanzato biellese

Sentenza della Corte di Cassazione che ha annnullato senza rinvio l'accusa di maltrattamenti, ma ha confermato il resto dell'impianto accusatorio e le pene.

Per l'omicidio del piccolo Leo (19 mesi) confermati i due ergastoli a madre e fidanzato biellese
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La Corte di Cassazione ha deciso: annullata senza rinvio l’accusa di maltrattamenti aggravati, confermato il resto dell’impianto accusatorio, compresi le lesioni e l’omicidio. Resta intatta la pena dell’ergastolo già comminata ai due imputati dalla Corte d’Assise di Novara nel marzo del 2021 e confermata senza sconti a settembre dello stesso anno dalla Corte d’Assise d’appello di Torino. E’ stata così messa la parola fine sul delitto di Novara del piccolo Leonardo, di neppure due anni, che a detta dell’accusa è stato ucciso il 23 maggio 2019 in concorso dalla madre e dal compagno biellese. Il delitto era maturato al culmine di una situazione di degrado e violenze che erano scoppiati ormai da settimana come i periti hanno potuto accertare da vecchie lesioni riscontrate sul corpicino di Leonardo.

Parla il difensore

Per la mamma Gaia Russo (difesa dall’avvocato Simone Briatore di Milano) e per il biellese Nicolas Musi (difeso dall’avvocato Carla Montarolo) - entrambi nella foto di apertura - i giudice di primo grado e appello avevano deciso per una condanna all’ergastolo. I difensori della coppia avevano presentato l’ultima carta del ricorso in Cassazione contestando parecchi punti delle sentenze di merito dei primi due gradi di giudizio. La Suprema Corte, nei giorni scorsi, ha infine deciso di confermare la pesantissima pena anche se, a sorpresa, ha annullato l’accusa principale di maltrattamenti aggravati, senza peraltro rinvio.

Il difensore

«Per il momento posso solo fare ipotesi - spiega l’avvocato biellese Carla Montarolo -. Per avere certezza del perché della decisione della Suprema Corte, sarà necessario attendere il deposito delle motivazioni della sentenza».
La difesa in entrambi i gradi di giudizio, avrebbe parlato di errori nella valutazione delle prove e nella qualificazione giuridica dei fatti, visto che si era chiesta, almeno, la derubricazione del reato più grave in omicidio preterintenzionale.

La ricostruzione dei fatti

Nella ricostruzione fatta dai giudici del processo di primo grado a Novara, nelle 130 pagine della motivazione della sentenza, Nicolas sarebbe l’esecutore materiale dell’assassinio. Gaia avrebbe però dato il proprio contributo morale. E avrebbe addirittura - per i giudici - «coperto» il fidanzato nelle occasioni in cui il figlio mostrava segni di percosse, presentate come incidenti domestici. All’inizio i due avrebbero persino tentato di depistare le indagini sostenendo che il piccino era caduto dal lettino, poi avevano iniziato ad accusarsi l’uno con l’altra.
Secondo i giudici, invece, ci sarebbero molti dettagli che confermerebbero che i tre, quel mattino, si erano svegliati e avevano fatto colazione in quanto sul tavolo c’erano un succo di frutta, latte e biscotti. E vicino al lavandino un pannolino sporco. E in camera una sigaretta non del tutto finita. Gaia, inoltre, era vestita e non in pigiama quando aveva chiamato i soccorsi.

Dei colpi tremendi

L’autopsia avrebbe rilevato che sul corpo del piccino c’erano una trentina tra ecchimosi ed escoriazioni. Le lesioni interne, poi, erano gravissime. Il fegato, ad esempio, era tagliato in due dalla colonna vertebrale, segno che Leonardo era stato colpito con una violenza inaudita. C’è una frase dei giudici che lascia di stucco e rende bene l’idea della pessima breve vita del piccino: «Leonardo è stato ripetutamente trascurato, percosso e costretto a vivere quotidianamente in un contesto famigliare in cui gli venivano inflitte sofferenze di natura fisica e morale».

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