Partita da Biella l'auto sperimentale poi esplosa sulla tangenziale di Napoli
Nel Biellese, a Chiavazza, ha sede un'azienda specializzata in propulsori e veicoli elettrici che ha partecipato al progetto.
Era partita da Biella l'auto-prototipo ibrida alimentata a energia solare che una settimana fa è esplosa mentre viaggiava sulla tangenziale di Napoli. Lo scrive Rai news. E a Biella aveva anche percorso i suoi primi chilometri di prova senza che nulla lasciasse presagire l'incidente. Sono entrambi morti gli occupanti del veicolo: prima la ricercatrice del Cnr Maria Vittoria Prati, 66 anni, poi lo studente di 25 anni Fulvio Filace.
La sede nel Biellese
Nel Biellese, a Chiavazza, ha sede un'azienda specializzata in propulsori e veicoli elettrici che ha collaborato con il consorzio facente capo all'università di Salerno. Il progetto, Life-Save, aveva ottenuto finanziamenti dall'Unione Europea e i primi risultati, con una Fiat Punto, erano stati oggetto di una pubblicazione scientifica. L'idea è quella di montare un pannello fotovoltaico flessibile sul tettuccio dell'auto, per alimentare un motore elettrico e rendere ibrida anche una tradizionale vettura benzina o anche diesel come la Volkswagen Polo esplosa sulla tangenziale di Napoli durante il test A Biella era stato installato il propulsore ecologico, nucleo del progetto, e quell'auto aveva percorso qui i primi chilometri prima di partire per la Campania, scrive sempre La Stampa.
Le bombole del gas
Sull'auto c'erano anche due bombole a gas che sarebbero servite per alimentare la strumentazione in grado di valutare le emissioni. Ed è su queste bombole che si è concentrata la perizia disposta dalla Procura di Napoli in un'inchiesta che dovrà fare luce sulle responsabilità colpose dell'esperimento finito tragicamente.