Omicidio di Valle Mosso, condannato a 7 anni
Soddisfatto il difensore. Per la parte civile è una "sentenza ingiusta".

Omicidio di Valle Mosso: chiuso il processo con una condanna. E' stato condannato poco fa dal giudice dell'udienza preliminare, Paola Rava, a sette anni e due mesi con rito abbreviato (che prevede uno sconto di pena di un terzo. Il piemme era infatti partito da una pena base di 10 anni e 9 mesi), Cristian Angileri, 39 anni, il netturbino accusato di omicidio preterintenzionale del giostraio di Magenta, Pietro Bello, 55 anni, trovato senza vita, con i polsi legati da fascette di plastica e avvolto in una coperta, nella soffitta dell'abitazione di Valle Mosso dell'imputato.
I commenti dei legali
Relativamente soddisfatto il difensore, avvocato Andrea Delmastro, che ha da sempre sostenuto la tesi dell'omicidio colposo aggravato con la morte del giostraio provocata al culmine di un gioco erotico che - a detta dell'accusa che si è basata sulla perizia - si era fatto sempre più violento. Deluso, di contro, l'avvocato Giovanni Marradi di Milano, legale di parte civile per la famiglia della vittima: "Stiamo parlando di una vita umana. Ricordo che la pena massima per l'omicidio preterintenzionale è di 18 anni: non è logico che si sia arrivati a una condanna così mite". In aula, oltre all'imputato, erano presenti la moglie e il figlio di Pietro Bello.
V.Ca.
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