la storia

«Non perdono chi ha sparato a mio padre»

Parla la figlia di Rinaldo Antonino, che all’epoca dei fatti aveva 3 anni. Suo padre fu ucciso il 15 maggio di 40 anni fa

«Non perdono chi ha sparato a mio padre»
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«Non perdono chi ha sparato a mio padre»

Mara Antonino aveva solo tre anni quando, il 15 maggio del 1981, un commando dei Pac - i Proletari armati per il comunismo - affiliato a Prima Linea, le uccise barbaramente il padre Rinaldo, in servizio sotto i portici della Banca Sella di Mongrando, dove domenica alle 10.30 si svolgerà una cerimonia di commemorazione per ricordare il sacrificio della giovane guardia giurata.
«Purtroppo ero molto piccola quando me l’hanno portato via, non ho ricordi del mio papà, non ricordo nemmeno più la sua voce. Mi sono fatta un’idea di come fosse guardando le sue foto e ascoltando i racconti delle zie, della mia nonna carissima e della mia mamma», dice la figlia, oggi quarantatreenne.

Il dolore per la morte di Rinaldo Antonino

In questi 40 anni Mara e la madre, Adriana Roma, hanno vissuto il loro dolore lontane dal clamore, dai riflettori e dalle interviste. «Anche con gli amici e con i colleghi di lavoro non ne parlo volentieri, forse per pudore. La mia è una sorta di rassegnazione: è capitato a lui, ma sarebbe potuto succedere a chiunque si fosse trovato al suo posto, quel giorno», spiega Mara.

Rinaldo Antonino era nato a Torino il 5 maggio del 1949 (ieri avrebbe compiuto 72 anni); abitava a Mongrando con il padre quando conobbe Adriana Roma, mongrandese d’adozione (è originaria della provincia di Rovigo), e se ne innamorò. Si sposarono nel 1973 e il 7 aprile del 1978 nacque la loro primogenita, Mara.
Una famiglia felice, improvvisamente distrutta da un atto terroristico.

L.B.

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