Non paga gli alimenti, finisce in cella

Non paga gli alimenti, finisce in cella
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Quando alla sua porta si sono presentati gli agenti della polizia con un mandato di arresto europeo spiccato dalla Germania, è caduto dalle nuvole. E’ finito in cella, in via dei Tigli per tre giorni, prima di sapere di cosa era accusato.

La disavventura accaduta a un cuoco biellese di 45 anni ha preso forma solamente martedì mattina quando l’uomo, accompagnato dal suo avvocato, Andrea Delmastro, si è presentato davanti al giudice della Corte di Appello di Torino, competente per i mandati di arresto europei. Il cuoco ha così scoperto di essere finito in carcere per non aver pagato gli alimenti al figlio della sua ex  compagna tedesca, conosciuta in Germania dove si era trasferito per lavoro diversi anni fa prima di tornare in Italia. «Una vicenda assurda - dice ora lo stesso Delmastro - anche perché il mio cliente aveva subito un infortunio alla spalla che gli aveva fatto perdere il lavoro. Aveva così comunicato all’avvocato della ex compagna che era impossibilitato a pagare, accertando tutto con certificati medici. Aggiungo che prima di ciò aveva sempre rispettato l’accordo e che attualmente aveva ripreso a versare, cercando di recuperare quanto dovuto nei mesi in cui era impossibilitato». Si parla di una somma di circa 2mila euro. Il giudice della Corte di Appello non ha potuto far altro che convalidare l’arresto, concedendo  però al cuoco biellese una misura cautelare molto meno  restrittiva, ossia l’obbligo di firma dai carabinieri.

La legge  europea che regola i mandati di arresto parla chiaro. Se il reato è riconosciuto in entrambi gli Stati lo si può richiedere. Diverse, invece, le misure cautelari. Mentre in Italia per questo reato non è previsto l’arresto prima del processo, in Germania sì visto che gli alimenti si versano direttamente allo Stato (che provvede a erogare la somma dopo l’accordo) e non alla famiglia. «Una situazione assurda che non tutela gli italiani» sottolinea ora Delmastro che è riuscito ad ottenere un rinvio fino al prossimo 17 settembre in attesa della documentazione complessiva che dovrà essere prodotta dai giudici tedeschi. «Se per quella data l’avvocato della controparte non sistemerà le cose il mio cliente - aggiunge Delmastro - rischia di essere tradotto in carcere in Germania in attesa del processo. Lui, incensurato sia in Italia sia all’estero, che pagava regolarmente fino all’infortunio e alla perdita del lavoro. Mi chiedo davvero chi ha scritto le norme che regolano i mandati di arresto europeo. Invece di imparare da Stati garantisti come il nostro subiamo le decisioni di altri. Senza tutelare i nostri cittadini. Il mio cliente è finito per tre giorni in carcere senza sapere cos’aveva fatto. Mi pare davvero troppo».

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