Neonati morti in ospedale, quarto caso su 900 parti

Neonati morti in ospedale, quarto caso su 900 parti
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BIELLA - Un altro bimbo è morto, sabato scorso, in ospedale a Biella ormai a ridosso di un parto naturale all’apparenza senza problemi. Un caso del tutto analogo a quello avvenuto tre settimane fa. I genitori, che abitano a Salussola, si sono rivolti a un avvocato che ha interessato la Procura della Repubblica. Nei prossimi giorni verrà nominato un perito che dovrà effettuare l’autopsia e stabilire le cause del decesso. Solo così i genitori potranno ottenere delle risposte per quello che avrebbe dovuto essere il giorno più bello della loro vita che si è invece trasformato in quello più tragico.
 «Ci teniamo innanzitutto come Asl di Biella a esprimere tutta la nostra vicinanza alle famiglie che hanno perso il loro figlio». Si è aperto con questa premessa l’incontro di ieri pomeriggio nell’ufficio del direttore sanitario dell’Azienda sanitaria Angelo Penna a cui hanno preso parte anche il primario facente funzioni di ginecologia e ostetricia Roberto Gallina, la caposala Chiara Violino, il primario di neonatologia Anna Perona e il direttore ospedaliero Francesco D’Aloia. Il tema è di quelli delicati, la morte in ospedale dei neonati. Sono quattro i casi nel 2017, a fronte di una proiezione che porterà a 900 i nati in ospedale. «Purtroppo la mortalità infantile - sottolinea proprio Penna - in Italia è tra le più basse del mondo, ma esiste ancora. La mortalità perinatale,  intesa come somma dei nati morti dalla 28esima settimana più i neonati morti nel primo mese di vita,  è del 5 per 1000 (2,5 per mille i nati morti e 2,5 i morti). L’Asl di Biella non ha registrato un incremento di mortalità e i dati sono in linea con la media complessiva registrata». Un dato confermato anche dal primario Roberto Gallina: «Sono numeri fisiologici che si registrano in tutte le strutture. Non entro nel merito degli episodi successi a Biella, perché ci sono delle indagini in corso, ma non dobbiamo neanche creare psicosi tra la gente. Nel 2016 abbiamo avuto 890 parti, con una crescita del 7 per cento rispetto all’anno precedente, unica struttura in tutto il Piemonte a far segnare un dato positivo. Questo significa che la gente ha fiducia nella nostra struttura. E anche quest’anno le proiezioni ci portano attorno ai 900 parti». Un altro dato che qualifica il lavoro dell’Asl di Biella è quello della percentuale dei parti cesarei effettuati su donne alla prima gravidanza. «La media nazionale è del 20 per cento - ha sottolineato Penna -, noi siamo al 18, abbondantemente sotto». 
Valter Caneparo
Enzo Panelli

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BIELLA - Un altro bimbo è morto, sabato scorso, in ospedale a Biella ormai a ridosso di un parto naturale all’apparenza senza problemi. Un caso del tutto analogo a quello avvenuto tre settimane fa. I genitori, che abitano a Salussola, si sono rivolti a un avvocato che ha interessato la Procura della Repubblica. Nei prossimi giorni verrà nominato un perito che dovrà effettuare l’autopsia e stabilire le cause del decesso. Solo così i genitori potranno ottenere delle risposte per quello che avrebbe dovuto essere il giorno più bello della loro vita che si è invece trasformato in quello più tragico.
 «Ci teniamo innanzitutto come Asl di Biella a esprimere tutta la nostra vicinanza alle famiglie che hanno perso il loro figlio». Si è aperto con questa premessa l’incontro di ieri pomeriggio nell’ufficio del direttore sanitario dell’Azienda sanitaria Angelo Penna a cui hanno preso parte anche il primario facente funzioni di ginecologia e ostetricia Roberto Gallina, la caposala Chiara Violino, il primario di neonatologia Anna Perona e il direttore ospedaliero Francesco D’Aloia. Il tema è di quelli delicati, la morte in ospedale dei neonati. Sono quattro i casi nel 2017, a fronte di una proiezione che porterà a 900 i nati in ospedale. «Purtroppo la mortalità infantile - sottolinea proprio Penna - in Italia è tra le più basse del mondo, ma esiste ancora. La mortalità perinatale,  intesa come somma dei nati morti dalla 28esima settimana più i neonati morti nel primo mese di vita,  è del 5 per 1000 (2,5 per mille i nati morti e 2,5 i morti). L’Asl di Biella non ha registrato un incremento di mortalità e i dati sono in linea con la media complessiva registrata». Un dato confermato anche dal primario Roberto Gallina: «Sono numeri fisiologici che si registrano in tutte le strutture. Non entro nel merito degli episodi successi a Biella, perché ci sono delle indagini in corso, ma non dobbiamo neanche creare psicosi tra la gente. Nel 2016 abbiamo avuto 890 parti, con una crescita del 7 per cento rispetto all’anno precedente, unica struttura in tutto il Piemonte a far segnare un dato positivo. Questo significa che la gente ha fiducia nella nostra struttura. E anche quest’anno le proiezioni ci portano attorno ai 900 parti». Un altro dato che qualifica il lavoro dell’Asl di Biella è quello della percentuale dei parti cesarei effettuati su donne alla prima gravidanza. «La media nazionale è del 20 per cento - ha sottolineato Penna -, noi siamo al 18, abbondantemente sotto». 
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