Morto a Chiavazza - Il decesso nella doccia simulato, per la procura fu omicidio: 20enne in carcere, 3 amici indagati
Sviluppui clamorosi dopo l'autopsia e l'interrogatorio dei due uomini e di una giovanissima ragazza che si trovavano nell'appartamento
La morte di Giovanni Santus, avvenuta lo scorso 8 luglio a Chiavazza, non fu causata da un malore mentre si stava facendo la doccia a casa di conoscenti. A uccidere il 58enne senzatetto originario del Cuneese, secondo la procura di Biella, sarebbero stati i pugni scagliati da un 20enne biellese per futili motivi, forse un litigio legato a qualche avance del clochard nei confronti della ragazza, che sarebbe la sua fidanzata
La tragedia in un appartamento di Chiavazza
Secondo un prima ricostruzione, raccontata nelle scorse settimane da Eco di Biella, che rivelò della morte di Santus avvenuta a Chiavazza, l'uomo sarebbe stato ospitato da alcuni amici che lo avevano incontrato nei pressi di un supermercato del rione. Gli avrebbero offerto di farsi una doccia e l'uomo sarebbe stato colto da malore. Ma non andò così, secondo quanto rivelato dall'esame autoptico disposto dalla procura di Biella e dai successivi accertamenti della Squadra Mobile.
Il presunto omicidia nel frattempo già in carcere per un altro reato
Gli accertamenti avrebbero rivelato lo sfondamento della cassa toracica in due punti. Il quadro si è poi delineato dopo che in questura sono state ascoltate tre persone, inizialmente sentiti come persone informate dei fatti: due 50enni e una giovane poco più che maggiorenne. Alla fine dell'interrogatorio, durato fino a tarda notte e condotto dagli investigatori della Mobile e dal sostituto procuratore Sarah Cacciaguerra la verità sarebbe emersa. Sarebbe stata una quarta persona, di circa 20 anni, presente nell'alloggio quel giorno, ad avere aggredito Santus e a percuoterlo fino a causarne la morte. Il giovane e già in carcere da venerdì scorso per un altro reato e ora potrebbe restarci molto più a lungo vista l'accusa di omicidio. Gli altri tre sarebbero indagati per concorso nello stesso reato.
Nella foto il procuratore Teresa Angela Camelio e la sostituto Sarah Cacciaguerra