Morì schiacciato nello scavo: tutti assolti
Per il Tribunale non è stata dimostrata nella sua interezza la dinamica della morte dell’artigiano edile rumeno, Roger Marcu, 26 anni, rimasto ucciso l’11 febbraio 2009 in un cantiere lungo via Piacenza, il primo tratto del Maghettone, ancora in territorio di Biella. L’unico a patteggiare durante la fase delle indagini preliminari, è stato l’ingegnere Camillo Maggia, coordinatore della sicurezza in fase processuale che aveva tra l’altro provveduto a risarcire i familiari della vittima. L’accusa nei suoi confronti era quella di non aver valutato il rischio relativo alla realizzazione del pozzetto di raccordo per le acque reflue di una stazione di servizio che ha portato alla morte dell’artigiano, travolto e schiacciato nello scavo da un tubo e da quintali di terra.
Assolti. Nei giorni scorsi il giudice, Silvia Carosio, ha assolto gli imputati rimasti: Andrea Porta e Daniele Canella (in qualità di committenti dei lavori in quanto gestore del distributore e gestore dell’autolavaggio), Franco Audisio (titolare della ditta appaltatrice dei lavori), Lucio Pedriali (titolare della ditta sub-appaltatrice) e Massimiliano Finotto, l’operaio escavatorista che quel giorno stava lavorando nel cantiere del Maghettone insieme a Marcu. Per tutti loro il giudice ha applicato l’articolo del Codice di procedura penale che ha sostituito la vecchia insufficienza di prove.
Assolto infine con formula piena l’imprenditore Rino Bazzani, titolare dell’omonima impresa di escavazioni.
La pubblica accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Ernesto Napolillo, aveva chiesto per tutti gli imputati una condanna a un anno e otto mesi di reclusione. La parte civile aveva chiesto un risarcimento di un milione e 220mila euro in favore della moglie della vittima, del fratello e dei genitori.
V.Ca.
Per il Tribunale non è stata dimostrata nella sua interezza la dinamica della morte dell’artigiano edile rumeno, Roger Marcu, 26 anni, rimasto ucciso l’11 febbraio 2009 in un cantiere lungo via Piacenza, il primo tratto del Maghettone, ancora in territorio di Biella. L’unico a patteggiare durante la fase delle indagini preliminari, è stato l’ingegnere Camillo Maggia, coordinatore della sicurezza in fase processuale che aveva tra l’altro provveduto a risarcire i familiari della vittima. L’accusa nei suoi confronti era quella di non aver valutato il rischio relativo alla realizzazione del pozzetto di raccordo per le acque reflue di una stazione di servizio che ha portato alla morte dell’artigiano, travolto e schiacciato nello scavo da un tubo e da quintali di terra.
Assolti. Nei giorni scorsi il giudice, Silvia Carosio, ha assolto gli imputati rimasti: Andrea Porta e Daniele Canella (in qualità di committenti dei lavori in quanto gestore del distributore e gestore dell’autolavaggio), Franco Audisio (titolare della ditta appaltatrice dei lavori), Lucio Pedriali (titolare della ditta sub-appaltatrice) e Massimiliano Finotto, l’operaio escavatorista che quel giorno stava lavorando nel cantiere del Maghettone insieme a Marcu. Per tutti loro il giudice ha applicato l’articolo del Codice di procedura penale che ha sostituito la vecchia insufficienza di prove.
Assolto infine con formula piena l’imprenditore Rino Bazzani, titolare dell’omonima impresa di escavazioni.
La pubblica accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Ernesto Napolillo, aveva chiesto per tutti gli imputati una condanna a un anno e otto mesi di reclusione. La parte civile aveva chiesto un risarcimento di un milione e 220mila euro in favore della moglie della vittima, del fratello e dei genitori.