Mazzette all’obitorio: inchiesta chiusa

Mazzette all’obitorio: inchiesta chiusa
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La Procura di Ivrea ha chiuso l’inchiesta sullo scandalo del caro estinto e si appresta a chiedere al giudice delle indagini preliminari il rinvio a giudizio (o l’archiviazione) per quattro operatori dell’obitorio e undici tra titolari e soci di sette imprese funebri. Tra le persone indagate (l’accusa è per tutti di corruzione) c’è anche Roberto Giglio Tos, 49 anni, di Zubiena (avvocato Davoli), della Giglio Tos Cattai di Biella, che ha ora venti giorni di tempo per presentare eventuali memorie difensive prima che il Pubblico ministero, il procuratore Ferrando, decida se chiedere il rinvio a giudizio oppure optare per l’archiviazione del caso. «Chiariremo tutto», si è sempre limitato a dichiarare in proposito l’indagato biellese. Sin dall’inizio delle indagini, nove mesi fa, aveva confermato la perquisizione della Guardia di finanza, rimarcando comunque che quanto aveva prodotto alle Fiamme gialle sarebbe servito a chiarire ogni cosa. L’episodio contestato riguarda un funerale avvenuto a Cuorgné e relativo a un biellese deceduto nell’ospedale del paese.

Tra gli indagati risulta anche Lauretta Schiumsky, 52 anni, di Caluso ma legata al Biellese in quanto socia dell’impresa Aura sas di Caluso nonché di Ponderano.

Il caso è in parte simile a quello esploso anche a Biella alcuni anni fa. Le mazzette venivano chiamate uova fresche, altre volte le stecche erano indicate come gallo o gallina. «Domani arrivano le uova fresche da...», scrive uno degli operatori socio sanitari addetto alla sala mortuaria dell’ospedale di Ivrea riferendosi a una nota impresa di onoranze funebri in un sms spedito al collega. E l’altro, a stretto giro di posta, gli risponde: «Totale 4 per ora. Sì, ottima frittata». Quel quattro sta per i decessi avvenuti nell’arco della giornata. E ogni defunto poteva valere per i quattro socio operatori sanitari degli ospedali di Ivrea e Cuorgnè fino a 100 euro.

Secondo gli inquirenti, a sganciare le mazzette erano i personaggi che gravitavano nel contesto di un meccanismo ormai collaudato nel tempo. Tutto era cominciato nell’inverno dello scorso anno, quando il titolare di una nota impresa funebre di Ivrea si era rivolto direttamente al procuratore Ferrando. Lui le tangenti non le aveva mai pagate e non aveva nessuna intenzione di cominciare. «Non è possibile andare avanti così, negli ospedali di Ivrea e Cuorgnè lavorano sempre le stesse imprese». Da lì le indagini della Guardia di finanza, le intercettazioni telefoniche e ambientali, le riprese video nelle camere morturarie e quattordici di avvisi di garanzia.

V.Ca.

 

La Procura di Ivrea ha chiuso l’inchiesta sullo scandalo del caro estinto e si appresta a chiedere al giudice delle indagini preliminari il rinvio a giudizio (o l’archiviazione) per quattro operatori dell’obitorio e undici tra titolari e soci di sette imprese funebri. Tra le persone indagate (l’accusa è per tutti di corruzione) c’è anche Roberto Giglio Tos, 49 anni, di Zubiena (avvocato Davoli), della Giglio Tos Cattai di Biella, che ha ora venti giorni di tempo per presentare eventuali memorie difensive prima che il Pubblico ministero, il procuratore Ferrando, decida se chiedere il rinvio a giudizio oppure optare per l’archiviazione del caso. «Chiariremo tutto», si è sempre limitato a dichiarare in proposito l’indagato biellese. Sin dall’inizio delle indagini, nove mesi fa, aveva confermato la perquisizione della Guardia di finanza, rimarcando comunque che quanto aveva prodotto alle Fiamme gialle sarebbe servito a chiarire ogni cosa. L’episodio contestato riguarda un funerale avvenuto a Cuorgné e relativo a un biellese deceduto nell’ospedale del paese.

Tra gli indagati risulta anche Lauretta Schiumsky, 52 anni, di Caluso ma legata al Biellese in quanto socia dell’impresa Aura sas di Caluso nonché di Ponderano.

Il caso è in parte simile a quello esploso anche a Biella alcuni anni fa. Le mazzette venivano chiamate uova fresche, altre volte le stecche erano indicate come gallo o gallina. «Domani arrivano le uova fresche da...», scrive uno degli operatori socio sanitari addetto alla sala mortuaria dell’ospedale di Ivrea riferendosi a una nota impresa di onoranze funebri in un sms spedito al collega. E l’altro, a stretto giro di posta, gli risponde: «Totale 4 per ora. Sì, ottima frittata». Quel quattro sta per i decessi avvenuti nell’arco della giornata. E ogni defunto poteva valere per i quattro socio operatori sanitari degli ospedali di Ivrea e Cuorgnè fino a 100 euro.

Secondo gli inquirenti, a sganciare le mazzette erano i personaggi che gravitavano nel contesto di un meccanismo ormai collaudato nel tempo. Tutto era cominciato nell’inverno dello scorso anno, quando il titolare di una nota impresa funebre di Ivrea si era rivolto direttamente al procuratore Ferrando. Lui le tangenti non le aveva mai pagate e non aveva nessuna intenzione di cominciare. «Non è possibile andare avanti così, negli ospedali di Ivrea e Cuorgnè lavorano sempre le stesse imprese». Da lì le indagini della Guardia di finanza, le intercettazioni telefoniche e ambientali, le riprese video nelle camere morturarie e quattordici di avvisi di garanzia.

V.Ca.

 

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