L'INCHIESTA

Maxi traffico di droga e telefoni in carcere dietro al blitz che ha inguaiato 56 tra agenti penitenziari e detenuti

Ordinanza di custodia cautelare formata da quasi 400 pagine. Provvedimenti notificati in numerose carceri italiane. Anni di indagine.

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Potrebbe essere legata all'inchiesta su un presunto traffico di droga, telefoni cellulari e schede Sim al'interno della casa circondariale di viale dei Tigli a Biella, la maxi indagine che ha portato all'emissione di ben 56 ordinanze cautelari nei confronti di detenuti che avrebbero gestito il giro e di personale della Polizia penitenziaria che avrebbero chiuso entrambi gli occhi sul passaggio dall'esterno all'interno del carcere di sostanze stupefacenti e micro telefoni. Alle 11 e 30 si terrà in proposito una conferenza stampa in Questura.

AGENTI PAGATI DA 600 A 1500 EURO A PACCO

E' scattato il blitz

Il blitz è scattato stamattina (martedì 5 settembre) all'alba. I provvedimenti firmati dal giudice su richiesta della Procura della Repubblica di Biella che ha coordinato le indagini, sono stati notificati in diversi carceri del Piemonte, della Lombardia e di altre regioni italiane. L'inchiesta - condotta in modo meticoloso dagli specialisti della sezione narcotici della Squadra mobile - è ovviamente delicata in quanto sono rimasti coinvolti degli agenti della Polizia penitenziaria. L'ordinanza di custodia cautelare consegnata al gip che ha dovuto decidere sulle richieste avanzate dalla Procura, sfiora le 400 pagine.

Le tante indagini

Da tempo gli inquirenti stanno indagando su presunte malefatte che sarebbero avvenute nel corso degli anni all'interno della casa circondariale di Biella, alcune delle quali clamorose, con eco nazionale, come quella sui presunti pestaggi ai danni di detenuti e che aveva coinvolto 23 agenti della polizia penitenziaria. Il caso più recente risale al dicembre dell'anno scorso quando un altro agente venne arrestato con l'accusa di cessione di sostanze stupefacenti all'interno del carcere, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e istigazione alla corruzione. Assieme a lui furono indagati due detenuti, accusati di detenzione di droga e di telefoni cellulari, oltre che di resistenza a pubblico ufficiale. Già in precedenza, gli agenti della Mobile avevano perquisito gli appartamenti di altri cinque agenti della Penitenziaria, non trovando però nulla di compromettente. Proprio da quel blitz, l'inchiesta si sarebbe allargata a macchia d'olio fino ad arrivare alle 56 richieste di curstodia cautelare.

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