Maltratta per anni moglie e figlia: agricoltore di Cavaglià condannato a sette anni
Il Pubblico ministero aveva chiesto 14 anni. Per l'accusa di violenza sessuale sulla figlia il processo è da rifare.
E' stato condannato a sette anni di reclusione il padre padrone di Cavaglià, 69 anni, accusato d'aver segregato per una vita la figlia (che oggi ha 39 anni) e la moglie. Era accusato anche di violenza sessuale nei conronti della figlia, ma i giudici hanno disposto che tale reato venga riqualificato. Non si sarebbe infatti sviluppata attraverso atti di sopraffazione fisica, ma abusando dello stato di inferiorità psichica della figlia. Quindi per questo capo di imputazione il processo dovrà ricominciare da capo.
Chiesti 14 anni dalla Piemme
Il pubblico ministero, Paola Francesca Ranieri, aveva chiesto una pena complessiva di tredici anni, giustificati dalla manipolazione che il pensionato avrebbe compiuto nei confronti dei familiari, creando nella loro cascina un microcosmo tossico, in cui erano considerate normali pratiche giudicate invece aberranti. Un piccolo mondo dominato dall’uomo, che usava le botte per segnare qualsiasi mancanza, anche la più lieve. I due legali di parte civile, avvocati Andrea Ventura per la madre e Marco Cavicchioli per la figlia, hanno chiesto un risarcimento di 700 mila euro per la prima, 300 mila per la seconda. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della Polizia giudiziaria, guidata da Tindaro Gullo.