Lo stalker? Per l’accusa è il vicino di casa

Lo stalker? Per l’accusa è il vicino di casa
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BIELLA - E’ accusato di stalking per averne combinate di tutti i colori ai vicini di casa. Piccole, insistenti, destabilizzanti torture quotidiane, che si trasformano in abrasioni e poi in ferite profonde scavate nell’animo. Per anni e anni. Al punto da cagionare a chi è costretto a sopportare una simile pressione, un perdurante stato di ansia e timore per la propria incolumità che porta a modificare in modo radicale le proprie abitudini al fine di evitare incontri che potrebbero portare a subire ulteriori aggressioni fisiche e verbali. Comportamenti di esagerata prepotenza che portano chi li subisce a vivere in uno stato di costante tensione. Lo stalking non si configura solo nel contesto di una relazione sentimentale. Se è vero che le vittime sono quasi sempre partner e soprattutto ex, in particolar modo donne, oggetto di attenzioni morbose se non addirittura violente da parte dell’ex compagno o marito, è anche vero che il reato di atti persecutori può configurarsi in svariati modi.

E’ il caso di una coppia di Sagliano Micca che, dal 2009 all’aprile scorso, avrebbe vissuto una sorta di incubo per colpa - stando alle accuse - di un loro vicino, gestore di un bar, che li avrebbe costretti ad un’esistenza di continua tensione. Si tratta di Gian Carlo Peraldo, 51 anni, di Sagliano Micca, che nei giorni scorsi è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare, Anna Ferretti, per il 24 maggio del prossimo anno quando comincerà i processo. L’uomo, tra l’altro, è sottoposto da tempo alla misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle parti offese.

La vicenda è molto complessa, variegata di episodi che sono già stati oggetto di discussione davanti al giudice di pace oppure sono caduti in prescrizione. Stando al capo d’accusa sfociato nel rinvio a giudizio, l’imputato - in una pluralità di occasioni e in concorso con i propri genitori - avrebbe «perseguitato, minacciato, ingiuriato e aggredito» i due conviventi, i quali, al fine di evitare incontri spiacevoli che avrebbero potuto sfociare in aggressioni fisiche o verbali, sarebbero stati costretti a modificare in toto le loro abitudini tipo parcheggiare l’auto lontano dal loro garage nonché a cambiare gli orari di accesso alla propria abitazione, pur di non transitare nella parte posteriore del bar durante l’orario di apertura con il rischio di imbattersi nell’imputato.

L’episodio più grave sarebbe avvenuto il 15 ottobre dell’anno scorso quando - sempre secondo il capo d’accusa - l’imputato avrebbe affrontato per l’ennesima volta i due vicini, armato, nello specifico, di un coltello da cucina. Dopo aver minacciato e insultata in modo pesante la donna, l’imputato avrebbe vibrato due fendenti contro il vicino che sarebbe riuscito a schivarli al pelo grazie alla protezione dell’ombrello che aveva in mano, procurandosi però la distorsione della spalla e del collo.

V.Ca.

BIELLA - E’ accusato di stalking per averne combinate di tutti i colori ai vicini di casa. Piccole, insistenti, destabilizzanti torture quotidiane, che si trasformano in abrasioni e poi in ferite profonde scavate nell’animo. Per anni e anni. Al punto da cagionare a chi è costretto a sopportare una simile pressione, un perdurante stato di ansia e timore per la propria incolumità che porta a modificare in modo radicale le proprie abitudini al fine di evitare incontri che potrebbero portare a subire ulteriori aggressioni fisiche e verbali. Comportamenti di esagerata prepotenza che portano chi li subisce a vivere in uno stato di costante tensione. Lo stalking non si configura solo nel contesto di una relazione sentimentale. Se è vero che le vittime sono quasi sempre partner e soprattutto ex, in particolar modo donne, oggetto di attenzioni morbose se non addirittura violente da parte dell’ex compagno o marito, è anche vero che il reato di atti persecutori può configurarsi in svariati modi.

E’ il caso di una coppia di Sagliano Micca che, dal 2009 all’aprile scorso, avrebbe vissuto una sorta di incubo per colpa - stando alle accuse - di un loro vicino, gestore di un bar, che li avrebbe costretti ad un’esistenza di continua tensione. Si tratta di Gian Carlo Peraldo, 51 anni, di Sagliano Micca, che nei giorni scorsi è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare, Anna Ferretti, per il 24 maggio del prossimo anno quando comincerà i processo. L’uomo, tra l’altro, è sottoposto da tempo alla misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle parti offese.

La vicenda è molto complessa, variegata di episodi che sono già stati oggetto di discussione davanti al giudice di pace oppure sono caduti in prescrizione. Stando al capo d’accusa sfociato nel rinvio a giudizio, l’imputato - in una pluralità di occasioni e in concorso con i propri genitori - avrebbe «perseguitato, minacciato, ingiuriato e aggredito» i due conviventi, i quali, al fine di evitare incontri spiacevoli che avrebbero potuto sfociare in aggressioni fisiche o verbali, sarebbero stati costretti a modificare in toto le loro abitudini tipo parcheggiare l’auto lontano dal loro garage nonché a cambiare gli orari di accesso alla propria abitazione, pur di non transitare nella parte posteriore del bar durante l’orario di apertura con il rischio di imbattersi nell’imputato.

L’episodio più grave sarebbe avvenuto il 15 ottobre dell’anno scorso quando - sempre secondo il capo d’accusa - l’imputato avrebbe affrontato per l’ennesima volta i due vicini, armato, nello specifico, di un coltello da cucina. Dopo aver minacciato e insultata in modo pesante la donna, l’imputato avrebbe vibrato due fendenti contro il vicino che sarebbe riuscito a schivarli al pelo grazie alla protezione dell’ombrello che aveva in mano, procurandosi però la distorsione della spalla e del collo.

V.Ca.

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