Le “vite spezzate” del Morandi nel libro di una biellese

Un “diario collettivo” a cura di Benedetta Alciato coinvolge molti familiari delle vittime del crollo del ponte di Genova.

Le “vite spezzate” del Morandi nel libro di una biellese
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Li separa un ponte. Quello che i loro cari non sono riusciti ad attraversare. Quello che loro, i familiari delle vittime del crollo del Ponte Morandi di Genova, vorrebbero tirare, forte e sicuro questa volta, per sentirli più vicini, nell’assenza.

Le “vite spezzate” del Morandi

Il progetto. Ci riusciranno, forse, le parole. Ci proveranno, almeno: è il desiderio e il disegno che coltiva la biellese Benedetta Alciato (foto sotto), professionalmente legata alla Liguria, e ad essa, per la strada del cuore, ancora più stretta. Il suo compagno, Giorgio Robbiano, è infatti il fratello di Roberto, padre di famiglia che, il 14 agosto 2018, viaggiava sul Ponte Morandi con la moglie Ersilia e il piccolo Samuele, otto anni appena. E là sopra, con i cari, non ha trovato scampo. Suo l’impegno di creare un libro collettivo, al quale stanno partecipando molti dei parenti delle vittime del crollo e non solo, per ricordarle inevitabilmente nella morte ma, anche e soprattutto, nella vita: «Avevo iniziato a scrivere i miei stati d’animo da quel terribile giorno, era per me un diario di conforto - racconta Benedetta Alciato - L’avevo cominciato senza dire nulla al mio compagno; finché, una volta saputo, è stato lui stesso a dirmi di provare a coinvolgere altri familiari che avevamo subito il nostro stesso lutto».


Lei, che fa parte del comitato dei familiari delle vittime del Morandi, non ha perso tempo e ha cominciato a informarsi, durante gli incontri e nei tanti scambi di messaggistica, se qualcuno fosse disposto a contribuire al volume, che - è il disegno - vorrebbe fosse pubblicato, trovato un editore, e uscisse proprio il prossimo 14 agosto, a un anno esatto dalla tragedia. Un titolo al momento abbozzato: “Vite spezzate. 14 agosto 2018”.
«Il libro - aggiunge - sarà diviso in due parti. Nella prima, raccoglieremo il racconto in prima persona di ognuno di noi, di quel giorno; la seconda parte, invece, consisterà in una serie di biografie dei nostri familiari, e cercherà, ho chiesto espressamente, di essere allegra, leggera, una memoria positiva».
Non tutti i parenti delle vittime del Ponte Morandi hanno voluto partecipare alla stesura del libro, una quindicina sì: «In alcuni casi, ci è voluto del tempo. In altri, ad esempio, ho ricevuto la sera stessa dalla proposta il materiale. Così, mi sono detta: sto facendo una cosa buona, qualcun altro sente l’esigenza che sentiamo io e il mio compagno».

Contributi spontanei, anche dall’estero

Benedetta Alciato continua a raccogliere i contributi spontanei, anche dall’estero. Ma i contributi non finiranno qui: «Mi ha fatto molto piacere che Gianluca Ardini, sopravvissuto al crollo, partecipi. E così una squadra di soccorritori intervenuti sul posto. L’introduzione, invece, vorrei fosse stesa da una psicologa, che spieghi cos’è il dolore, e da una personalità di spicco di Genova».
Non è speculazione, non ci sarà guadagno, tiene a sottolineare Benedetta Alciato: «Se mai ci sarà un ricavo, abbiamo stabilito che sarà devoluto in beneficenza o agli undici minori rimasti in parte senza famiglia, dopo il crollo».  Il silenzio, la speranza che non muore alla notizia di un nucleo familiare intero sotto shock ma viva, l’attesa di sapere «se erano loro». Poi, il colpo, durissimo. E una promessa, quella che Giorgio Robbiano ha consegnato come messaggio ideale al fratello, per tenerlo vicino: “Roby proteggici sempre, non ti preoccupare per papà... ci pensiamo io e Benedetta!”. Li separa il ponte che non hanno potuto attraversare. Ci penseranno le parole d’amore.
Giovanna Boglietti

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