L'anomala estate dei rifugi biellesi
Nessun pienone, prenotazioni dimezzate e stranieri assenti: «Ma qualcuno ci ha riscoperto».
L’anomala estate dei rifugi biellesi. Nessun pienone, prenotazioni dimezzate e stranieri assenti: «Ma qualcuno ci ha riscoperto».
L’anomala estate dei rifugi
Quando si chiede ad alcuni gestori dei rifugi biellesi una parola che possa condensare la stagione estiva 2020 che sta andando a concludersi, la risposta è una sola: anomala. Chi si aspettava una alta montagna presa d’assalto da turisti vicini e da biellesi, per gli effetti post Covid, è rimasto deluso. Alcuni, in realtà, hanno lavorato discretamente, ma la maggior parte ha fatto i conti con un dimezzamento dei pernottamenti e delle prenotazioni causate dai protocolli antivirus. Senza l’arrivo degli stranieri, inoltre, i rifugi hanno vissuto una nuova stagione: quella del “mordi e fuggi”, in particolare nei fine settimana. Anche se, è bene ricordarlo, per percorrere i sentieri che portano ai rifugi della zona, sono necessari buon fiato e discreto allenamento. Che non tutti possiedono.
Sandro Zoia è gestore del rifugio Rivetti in Valle Cervo: «Non c’è stata molta gente a luglio e agosto - sottolinea - direi che abbiamo avuto un 60% in meno di presenze e l’assenza degli stranieri ci ha penalizzato moltissimo. Però ho visto molti biellesi che sono venuti qui per la prima volta, altri ci hanno riscoperto. Peccato per il tempo, non ci ha aiutato molto».
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