Il processo

L'accusa chiede l'assoluzione del primario di urologia per i due omicidi colposi

Un anno e due mesi per lesioni e falso, ma nulla di fatto per i due morti. La sentenza è attesa per il 15 settembre.

L'accusa chiede l'assoluzione del primario di urologia per i due omicidi colposi
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Ha parlato per ore, mercoledì pomeriggio, per contrastare e ribaltare le conclusioni dell’accusa, l’esperto avvocato torinese Alberto Ronco, difensore del primario di Urologia, Stefano Zaramella, 44 anni, nel corso del processo in cui il medico è accusato di duplice omicidio colposo, per le morti - avvenute nell’estate del 2016 - di due pazienti, Daniele Skerletic e Rocco Varacalli, arrivati in ospedale a Ponderano in gravi condizioni. In entrambi i casi - secondo quanto aveva stabilito il perito della Procura, Roberto Testi - sarebbero stati compiuti degli errori rilevanti nel corso degli interventi chirurgici.

Richiesta di condanna

Eppure, nella scorsa udienza, il Pubblico ministro ha chiesto per l’imputato l’assoluzione per le due accuse di omicidio colposo e la sola condanna a un anno e due mesi di reclusione per le altre accuse contestate a Zaramella, tra le quali quella di lesioni personali (avrebbe scambiato milza e rene) nei confronti dello stesso Skerletiz. La sentenza è attesa per il 15 settembre.
Il primario - che viene considerato tra i migliori chirurghi a livello nazionale - è inoltre accusato di falso, per aver cercato - sempre a detta dell’accusa - di modificare il referto dell'operazione a Skerletic, per coprire un errore importante: l’asportazione della milza invece del rene, con la conseguente comunicazione alla famiglia della necessità di una seconda operazione che sarebbe invece servita per coprire le tracce della svista.

La perizia favorevole

A far imboccare una strada diversa alle conclusioni dell’accusa, potrebbe essere stata una perizia effettuata per il caso del paziente Skerletic, con l’esito che andrebbe nella direzione opposta rispetto a quello fornito a suo tempo della Procura. Assolverebbe pertanto Zaramella dall'accusa, pur rilevando l'errore compiuto dal primario che invece di togliere al paziente il rene colpito da tumore, gli aveva estratto la milza. Questo non avrebbe però causato la morte di Skerletic, malato da tempo e arrivato dalle Marche a Ponderano in condizioni già molto gravi. Gli stessi periti, poi, hanno escluso che le modifiche apportate da Zaramella alla cartella clinica del paziente rappresentino un falso, non trattandosi di «correzioni» ma di «aggiunte» che non avrebbero avuto quindi lo scopo di coprire l'errore commesso.

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