L'aborto per le botte

L'aborto per le botte
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Era accusato d’aver inflitto continue sofferenze fisiche e psicologiche alla moglie tali da cagionarle penose condizioni di vita. In numerose occasioni l’avrebbe picchiata a calci e pugni nonostante lei continuasse a supplicarlo di smetterla. Addirittura, stando al capo d’imputazione lungo due pagine, per colpa delle botte le avrebbe procurato un aborto al quinto mese di gravidanza. I soprusi sarebbero proseguiti dal 2005 al 2009 quando la donna ha deciso di rivolgersi al Centro antiviolenza e a presentare denuncia contro il consorte per i reati di violenza in famiglia e lesioni personali. Il marito, Vincenzo V., 59 anni, pugliese trapiantato a Biella (difeso dagli avvocati Rizzi e Barrasso), ha optato per il patteggiamento davanti al giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini. Alla fine se l’è cavata con una pena tutto sommato mite a dieci mesi di reclusione. La moglie si era costituita parte civile con l’avvocato Ilaria Sala. Nel capo d’accusa sono descritti numerosi casi di violenza da parte dell’imputato, tali da costringere più volte la moglie a recarsi in ospedale. Ci sono prognosi di 10 giorni e una addirittura di un mese quando, sempre per le botte, la donna riportò la frattura di un metacarpo  e varie contusioni al volto.

Era accusato d’aver inflitto continue sofferenze fisiche e psicologiche alla moglie tali da cagionarle penose condizioni di vita. In numerose occasioni l’avrebbe picchiata a calci e pugni nonostante lei continuasse a supplicarlo di smetterla. Addirittura, stando al capo d’imputazione lungo due pagine, per colpa delle botte le avrebbe procurato un aborto al quinto mese di gravidanza. I soprusi sarebbero proseguiti dal 2005 al 2009 quando la donna ha deciso di rivolgersi al Centro antiviolenza e a presentare denuncia contro il consorte per i reati di violenza in famiglia e lesioni personali. Il marito, Vincenzo V., 59 anni, pugliese trapiantato a Biella (difeso dagli avvocati Rizzi e Barrasso), ha optato per il patteggiamento davanti al giudice dell’udienza preliminare, Claudio Passerini. Alla fine se l’è cavata con una pena tutto sommato mite a dieci mesi di reclusione. La moglie si era costituita parte civile con l’avvocato Ilaria Sala. Nel capo d’accusa sono descritti numerosi casi di violenza da parte dell’imputato, tali da costringere più volte la moglie a recarsi in ospedale. Ci sono prognosi di 10 giorni e una addirittura di un mese quando, sempre per le botte, la donna riportò la frattura di un metacarpo  e varie contusioni al volto.

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