I social non sono zona franca

Insultano i poliziotti su Facebook: in sei nei guai per diffamazione e oltraggio

Il dibattito si è acceso dopo un verbale da 533 euro per violazione delle norme anti-Covid elevato a uno di loro che ha pubblicato il primo post.

Insultano i poliziotti su Facebook: in sei nei guai per diffamazione e oltraggio
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Insultano i poliziotti su Facebook: denunciati in sei per diffamazione e oltraggio.

Nei guai in sei

Hanno insultato su facebook i poliziotti che poche ore prima avevano elevato un verbale a uno di loro per violazione delle disposizioni per il contenimento della diffusione del Covid-19. Il diritto di cronaca e di critica sono sacrosanti. Gli insulti ovviamente no e, nello specifico, sono stati pure parecchio pesanti. Così, alla fine, nei guai per oltraggio a pubblico ufficiale e diffamazione aggravata, sono finiti in sei, tutti residenti nelle province di Vercelli, Biella, Novara e Alessandria.

Non è zona franca

I social network non sono "zone franche" dove poter scrivere di tutto e di più dando sfogo alle proprie frustazioni o a vecchi rancori nei confronti del prossimo.  Insulti, denigrazioni, offese di ogni genere scritte per sminuire gli altri, possono portare a ipotesi di reato pesanti quali, appunto, la diffamazione. Si tratta di un reato che consiste nell’offendere la reputazione di una persona assente. Il reato di diffamazione è più grave quando si attribuisce alla persona offesa un fatto determinato, quando è commesso a mezzo stampa oppure con altro mezzo di pubblicità (ad esempio tramite, appunto, internet o i social network). La verità dell’affermazione, oltretutto, non esclude la diffamazione.

Qualche giorno fa

 

Il caso è avvenuto nella vicina provincia di Vercelli. Tutto è iniziato il 10 aprile scorso, quando un equipaggio della Digos impegnato in un controllo del rispetto delle disposizioni per il contenimento della diffusione del virus COVID-19, haproceduto all’identificazione e al controllo di tre soggetti che, incuranti delle disposizione sanitarie in atto, erano intenti a lavare le rispettive autovetture in assenza di situazioni di necessità. I trasgressori, al momento del controllo, dopo essere stati informati dai poliziotti che avrebbero proceduto nei loro confronti con una sanzione amministrativa, hanno iniziato a contestare, in modo acceso, l’operato degli agenti che, al fine di procedere con maggior sicurezza all’attività di controllo, sono stati costretti a richiedere l’intervento in ausilio di un equipaggio della Squadra Mobile.

Elevate le sanzioni

Dopo alcuni minuti l’attività di verbalizzazione delle violazioni si è conclusa nonostante i tre soggetti, ed in particolare uno di loro, continuassero a mostrare un atteggiamento fortemente contrariato ai poliziotti. Il giorno dopo, gli stessi agenti sono venuti a sapere che sulla bacheca Facebook dell’uomo che si era mostrato più insofferente al controllo, erano apparsi una serie di post in merito alla vicenda, alcuni dei quali dal contenuto diffamatorio ed oltraggioso nei confronti degli operatori di Polizia che avevano comminato la sanzione, con l’intento di denigrarne l’operato.

Le frasi incriminate

L’uomo, infatti, pubblicava sulla sua bacheca Facebook la foto del cartello dell’autolavaggio aperto e il suo commento ingiurioso “533,33 DI VERBALE, LADRI” e subito dopo la foto del verbale con i nomi ben in vista dei poliziotti. Il predetto post ha dato come al solito inizio ad un dibattito nel quale altri utenti Facebook hanno iniziato a pubblicare ulteriori commenti oltraggiosi e diffamatori. Cinque differenti utenti hanno commenti del tipo “MA PENSA TE!!! PEZZI DI MERDA” “ABUSO!! SECONDO ME!”, “CHE MERDE”, “COGLIONI!!!” “HAI TROVATO UN BASTARDO”, “FIGLI DI…..” – “GUERRA SIA”. Visionando il profilo ed i messaggi in questione, gli uomini della Squadra Mobile e quelli della Digos hannom cominciato una serrata attività di indagine che ha consentito di identificare sei persone poi denunciate per oltraggio e diffamazione online.

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