Inchiesta carcere, pasticche fatte entrare illegalmente... nei gusci delle noci brasiliane
Sono tanti i retroscena emersi dalla maxi inchiesta sullo spaccio di droga nel carcere di Biella. Uno di questi è legato alle pastiglie di Subutex
Secondo le conclusioni della Procura di Biella, Antonino "Nino" Giambò, detto "l'ergastolan0", principale indagato dell'inchiesta, da anni gestiva "un vasto traffico di Subutex": 150-200 pasticche a settimana, secondo la testimonianza di uno degli arrestati, che ha deciso di collaborare. Ma come venivano occultate le pastiglie fatte entrare illegalmente in carcere? Lo racconta un detenuto che ha deciso di collaborare.
Il racconto sul traffico di Subutex di un detenuto
«Ad esempio Giambò e Clemente (Gaetano, uno dei 33 arrestati, ndr) hanno un metodo - racconta il testimone - aprono una noce brasiliana e lì mettono le pastiglie, poi riescono a richiuderla. Clemente ogni volta che apre un pacco ci sono 400 pastiglie. Ho sentito dire che una delle guardie che controllano i pacchi è corrotto. Adesso dovrebbe arrivare un pacco postale a Clemente, di solito arriva il sabato».
«A volte Clemente - continua - rischia lui e mette il suo nome, altre volte mette il nome di altri pagandoli 30 pastiglie. Io conosco M. e I. che prestano il nome e che stanno entrambi al primo piano con me».
«Faceva entrare 150-220 pasticche a settimana»
Un altro testimone racconta: «Per quanto riguarda il mio periodo di detenzione posso affermare che la gestione dello spaccio di Subutex era detenuta da Nino Giambò: faceva entrare 150-200 pastiglie a settimana. Ma era uno spaccio comunque limitato perché Giambò era al 2° piano in isolamento diurno. Di fatto, lo spaccio veniva gestito da Clemente (galoppino di Nino, ndr)».