In mare o lungo i torrenti: sicurezza sempre!
La sicurezza prima di tutto. Anche se si va solo a pescare al laghetto. Più che mai se ci ritroviamo soli in mezzo al mare o lungo qualche torrente d’alta montagna dove per superare i salti d’acqua è addirittura necessario utilizzare imbrago, corda e chiodi come può accadere in Valle d’Aosta. Non vale la pena farsi del male o arrivare al punto di rischiare la vita per delle sciocche disattenzioni o dimenticanze. Soprattutto quando ci troviamo all’estero, è necessario, appena arrivati, prendere confidenza con cartine (di tipo nautico se decideremo di pescare solo in mare), numeri di telefono delle emergenze, eventuali contatti, l’immancabile e da non sottovalutare bollettino meteo (un sito internet dei migliori, se c’è connessione, può bastare e avanzare) da cui informarsi su venti, condizioni del mare, se c’è il sole oppure piove. Ogni minima escursione va studiata per bene a tavolino. E’ l’unico modo per evitare guai a volta molto seri. Ricordo, qualche anno fa, un’uscita in kayak a tre nel golfo di Saint Florent, in Corsica. Era nuvoloso, ma il vento era calmo così come il mare. Era in realtà la calma prima della tempesta, spaventosa, una delle peggiori degli ultimi anni. I tre pescatori in kayak vennero investiti in pieno. Uno riuscì a raggiungere la riva sano e salvo. Uno si ribaltò e venne salvato dal salvagente autogonfiante. Rimase appeso al suo kayak, con onde e increspature altissime, impossibilitato a muoversi in quanto i fili trecciati (di parecchie libbre e quindi impossibili da spezzare con le mani) di due canne finite in fondo al mare, a una trentina di metri di profondità, lo avevano legato come un salame. Gli rimaneva libero solo un braccio. E l’ancoretta di un artificiale minacciava di bucare il giubbino. Le raffiche di vento, fortissime, spostavano il kayak e rendevano ogni cosa difficile. Quello yaker biellese, quel giorno, ha avuto paura di morire. Gli salvò la vita l’altro pescatore, l’amico, un toscano. Quando vide che sul kayak del compagno di mille avventure non c’era nessuno, decise di sfidare mare, onde e vento e di tornare indietro. Con le forbici tagliò i fili che legavano l’amico, lo liberò e gli consentì di raggiungere a nuoto la riva con kayak al seguito, seppure dopo un’ora e con una fatica immane, ai piedi della villa di proprietà di una trisnonna di Napoleone Bonaparte. Nel frattempo, il toscano aveva raggiunto la riva alla ricerca disperata di aiuto. Da quel giorno, quei tre pescatori in kayak impararono una lezione fondamentale che attraverso i vari forum venne trasmessa a tutti i neofiti: indossare sempre il salvagente, meglio se di quelli che si gonfiano a contatto con l’acqua (una pastiglia si scioglie e apre il gas contenuto in una bomboletta che gonfia in un amen la camera d’aria), sempre avere appresso un numero per le emergente (come il nostro “112” ad esempio) e sempre, prima di affrontare il mare, consultare le condizioni meteo. Ultimo ma non ultimo consiglio: avere sempre a portata di mano un paio di forbici o un coltello, meglio se in tasca o, se tasche non ce ne sono, attaccato al giubbotto o a una gamba.
Valter Caneparo
La sicurezza prima di tutto. Anche se si va solo a pescare al laghetto. Più che mai se ci ritroviamo soli in mezzo al mare o lungo qualche torrente d’alta montagna dove per superare i salti d’acqua è addirittura necessario utilizzare imbrago, corda e chiodi come può accadere in Valle d’Aosta. Non vale la pena farsi del male o arrivare al punto di rischiare la vita per delle sciocche disattenzioni o dimenticanze. Soprattutto quando ci troviamo all’estero, è necessario, appena arrivati, prendere confidenza con cartine (di tipo nautico se decideremo di pescare solo in mare), numeri di telefono delle emergenze, eventuali contatti, l’immancabile e da non sottovalutare bollettino meteo (un sito internet dei migliori, se c’è connessione, può bastare e avanzare) da cui informarsi su venti, condizioni del mare, se c’è il sole oppure piove. Ogni minima escursione va studiata per bene a tavolino. E’ l’unico modo per evitare guai a volta molto seri. Ricordo, qualche anno fa, un’uscita in kayak a tre nel golfo di Saint Florent, in Corsica. Era nuvoloso, ma il vento era calmo così come il mare. Era in realtà la calma prima della tempesta, spaventosa, una delle peggiori degli ultimi anni. I tre pescatori in kayak vennero investiti in pieno. Uno riuscì a raggiungere la riva sano e salvo. Uno si ribaltò e venne salvato dal salvagente autogonfiante. Rimase appeso al suo kayak, con onde e increspature altissime, impossibilitato a muoversi in quanto i fili trecciati (di parecchie libbre e quindi impossibili da spezzare con le mani) di due canne finite in fondo al mare, a una trentina di metri di profondità, lo avevano legato come un salame. Gli rimaneva libero solo un braccio. E l’ancoretta di un artificiale minacciava di bucare il giubbino. Le raffiche di vento, fortissime, spostavano il kayak e rendevano ogni cosa difficile. Quello yaker biellese, quel giorno, ha avuto paura di morire. Gli salvò la vita l’altro pescatore, l’amico, un toscano. Quando vide che sul kayak del compagno di mille avventure non c’era nessuno, decise di sfidare mare, onde e vento e di tornare indietro. Con le forbici tagliò i fili che legavano l’amico, lo liberò e gli consentì di raggiungere a nuoto la riva con kayak al seguito, seppure dopo un’ora e con una fatica immane, ai piedi della villa di proprietà di una trisnonna di Napoleone Bonaparte. Nel frattempo, il toscano aveva raggiunto la riva alla ricerca disperata di aiuto. Da quel giorno, quei tre pescatori in kayak impararono una lezione fondamentale che attraverso i vari forum venne trasmessa a tutti i neofiti: indossare sempre il salvagente, meglio se di quelli che si gonfiano a contatto con l’acqua (una pastiglia si scioglie e apre il gas contenuto in una bomboletta che gonfia in un amen la camera d’aria), sempre avere appresso un numero per le emergente (come il nostro “112” ad esempio) e sempre, prima di affrontare il mare, consultare le condizioni meteo. Ultimo ma non ultimo consiglio: avere sempre a portata di mano un paio di forbici o un coltello, meglio se in tasca o, se tasche non ce ne sono, attaccato al giubbotto o a una gamba.
Valter Caneparo