In galera sei mesi, ma era innocente
Si è fatto sei mesi tra galera e arresti domiciliari. Ha passato due anni d’inferno con quell’accusa incollata addosso, tra le più infamanti, quella di violenza sessuale nei confronti di una ragazza. Fino all’assoluzione dei giorni scorsi, con formula piena, “per non aver commesso il fatto”, con la credibilità della sua accusatrice che s’è sciolta come neve al sole sotto il fuoco di fila delle domande da parte del presidente del collegio dei giudici e dei difensori, unito alle tante, troppe contraddizioni che hanno reso le sue dichiarazioni inconsistenti.
Le dichiarazioni. «E’ la fine di un incubo per il mio cliente che opera nel campo dell’edilizia ed è un gran lavoratore - ribadisce il difensore, avvocato Ugo Fogliano -. Il castello accusatorio aveva cominciato a scricchiolare già poche settimane dopo l’arresto, due anni fa, quando c’eravamo rivolti al Tribunale del riesame e con il mio collega di studio, avvocato Giovanni Rinaldi, eravamo riusciti a ottenere per il mio cliente gli arresti domiciliari. Poi durante il processo le accuse della presunta vittima si sono sbriciolate...».
I fatti. Era la notte tra il 21 e il 22 gennaio 2011. L’imputato era stato fermato dai carabinieri. Dopo il consulto con il magistrato, si erano aperte per lui le porte del carcere di viale dei Tigli.Le accuse erano pesanti: violenza sessuale, anche se nella sua forma più attenuata, nota in passato come “atti di libidine violenta”. Mezz’ora prima la ragazza era stata trovata per strada, lungo la centralissima via Italia, da una pattuglia dei carabinieri. In piena notte. Era agitata, pareva sconvolta. Ai militari aveva raccontato che il connazionale ci aveva provato in modo pesante, l’aveva toccata, che era stata oggetto di varie molestie.La svolta si è avuta nel corso del processo e grazie alle “indagini difensive” dei due legali. Si è scoperto e provato che i due si conoscevano bene in quanto avevano avuto una relazione durata mesi. E’ stato lo stesso giudice, Franco Tetto, a mettere alle strette la ragazza e a farla cadere più volte in contraddizione. Smontata la prova certa della colpevolezza, l’imputato è stato assolto. Ma dopo sei mesi tra galera e domiciliari. E due anni d’inferno.
Valter Caneparo