In cella a Biella (da innocente?) un killer di Ilaria Alpi

In cella a Biella (da innocente?) un killer di Ilaria Alpi
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Era nel carcere di viale dei Tigli a Biella ed è stato scarcerato nei giorni scorsi, Hashi Omar Hassan, l’unico condannato per l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, giornalista e operatore Rai. E’ uscito dal carcere per essere affidato ai servizi sociali. Sconterà così gli ultimi tre anni di pena, da uomo libero. L’unico obbligo è quello di rientrare nella struttura che lo ospita entro le dieci di sera. Tutto ciò nonostante ci sia la convinzione, dopo tanti anni, che il somalo (che aveva 24 anni quando è entrato in carcere e ora ne ha 40) non abbia partecipato a quell’omicidio e sia stato tirato in ballo da una falsa testimonianza.

La condanna a 26 anni in appello – dopo un’assoluzione in primo grado – risale al 2002. L’accusa è quella d’aver partecipato all’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuto a Mogadisco nel marzo del 1994. A inchiodarlo, la testimonianza di Ahmad Ali Rage detto Gelle, un giovane somalo che davanti alla Digos di Roma e al pm Franco Ionta – nel 1997 – raccontò che quel 20 marzo lui era lì, sul luogo dell’attentato e vide tutto. Vide la Land Rover che tagliò la strada al pick-up di Ilaria e Miran. Vide gli uomini del commando sparare. In mezzo a loro – secondo la testimonianza di Gelle – c’era anche Hashi Omar Hassan.

Eppure, il giorno del processo, Gelle non si presentò in aula. Il principale accusatore di Hashi, il supertestimone dell’omicidio Alpi-Hrovatin, non confermò davanti al giudice il racconto reso agli inquirenti. Non indicò il colpevole in aula. Semplicemente, Gelle, non c’era. E nessuno andò a cercarlo.

A rintracciarlo sono stati due giornalisti inviati nel Regno Unito per conto della trasmissione “Chi l’ha visto?”. A loro il supertestimone - irreperibile dal 1997 - ha dichiarato d’aver mentito, che in realtà non si trovava nel posto dell’agguato, che lo avevano pagato per testimoniare perché c’era fretta di far chiudere il caso e di condannare qualcuno per quel duplice omicidio. L’avvocato di Hashi Omar Hassan è ora pronto a chiedere alla Corte d’Appello di Perugia la revisione del processo.

V.Ca.

Era nel carcere di viale dei Tigli a Biella ed è stato scarcerato nei giorni scorsi, Hashi Omar Hassan, l’unico condannato per l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, giornalista e operatore Rai. E’ uscito dal carcere per essere affidato ai servizi sociali. Sconterà così gli ultimi tre anni di pena, da uomo libero. L’unico obbligo è quello di rientrare nella struttura che lo ospita entro le dieci di sera. Tutto ciò nonostante ci sia la convinzione, dopo tanti anni, che il somalo (che aveva 24 anni quando è entrato in carcere e ora ne ha 40) non abbia partecipato a quell’omicidio e sia stato tirato in ballo da una falsa testimonianza.

La condanna a 26 anni in appello – dopo un’assoluzione in primo grado – risale al 2002. L’accusa è quella d’aver partecipato all’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuto a Mogadisco nel marzo del 1994. A inchiodarlo, la testimonianza di Ahmad Ali Rage detto Gelle, un giovane somalo che davanti alla Digos di Roma e al pm Franco Ionta – nel 1997 – raccontò che quel 20 marzo lui era lì, sul luogo dell’attentato e vide tutto. Vide la Land Rover che tagliò la strada al pick-up di Ilaria e Miran. Vide gli uomini del commando sparare. In mezzo a loro – secondo la testimonianza di Gelle – c’era anche Hashi Omar Hassan.

Eppure, il giorno del processo, Gelle non si presentò in aula. Il principale accusatore di Hashi, il supertestimone dell’omicidio Alpi-Hrovatin, non confermò davanti al giudice il racconto reso agli inquirenti. Non indicò il colpevole in aula. Semplicemente, Gelle, non c’era. E nessuno andò a cercarlo.

A rintracciarlo sono stati due giornalisti inviati nel Regno Unito per conto della trasmissione “Chi l’ha visto?”. A loro il supertestimone - irreperibile dal 1997 - ha dichiarato d’aver mentito, che in realtà non si trovava nel posto dell’agguato, che lo avevano pagato per testimoniare perché c’era fretta di far chiudere il caso e di condannare qualcuno per quel duplice omicidio. L’avvocato di Hashi Omar Hassan è ora pronto a chiedere alla Corte d’Appello di Perugia la revisione del processo.

V.Ca.

 

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