Imprese: dopo il Covid, la scure del fisco
Gatti (Confartigianato): «Un terzo delle aziende artigiane già decimata». Bolli (Uib): «Danno grave»
Imprese: dopo il Covid, la scure del fisco.
Ripartenza a suon di tasse e scadenze
Dopo il mancato rinvio delle scadenze fiscali da luglio a settembre, i commercialisti scendono sul piede di guerra, annunciando che se l’esecutivo non tornerà sui propri passi sono pronti allo sciopero, vale a dire il mancato invio dei dati fiscali. La posizione dei commercialisti trova eco tanto nella politica quanto nel mondo dell’imprenditoria. Del resto, a conti fatti, già stremati dall’effetto Covid 19 che ha falcidiato senza pietà i fatturati, gli imprenditori e i lavoratori autonomi si trovano oggi, per scelta del governo, esposti a una pletora imponente di adempimenti: dal 16 al 30 luglio sono circa 260. «Di fronte a una simile situazione, sarebbe imperativo intervenire per non mettere tanti, troppi lavoratori autonomi, partite Iva, professionisti, piccoli artigiani e commercianti di fronte all’alternativa se pagare le imposte o tenere in piedi le attività - dice il commercialista biellese Alberto Solazzi -. Il primo rischio, infatti, è proprio quello del mancato pagamento delle imposte dovuto tanto alla mancanza di mezzi da parte delle imprese, i cui fatturati sono stati tagliati dal lungo lockdown, quanto al sovrapporsi di scadenze e adempimenti. Ancora una volta, chi doveva decidere, lo ha fatto prigioniero di una visione esclusivamente burocratica, una visione che non tiene conto del dinamismo reale della vita economica delle imprese».