Il sogno di Matteo, unico viticoltore di Ternengo
Matteo Colongo Tallia ha riportato in vita vecchi poderi vitati dai nonni elavora a un nuovo vitigno, l'antica Slarina: "Vorrei diventasse il mio mestiere"
Matteo Colongo Tallia ha riportato in vita vecchi poderi vitati dai nonni e sta lavorando a un nuovo vitigno a Ternengo, l'antica Slarina piemontese
Pronti per la vendemmia: Matteo Colongo Tallia racconta la sua storia
Fervono i preparativi per la quarta vendemmia che assicura a Ternengo il ritorno alla tradizione vitivinicola, dopo decenni di silenzio. Il progetto è di Matteo Colongo Tallia, 41 anni, che della passione vorrebbe farne una professione.
"Il mio è l'unico vigneto rimasto produttivo, anche se per lungo tempo adibito all'autoconsumo. È una soddisfazione saperlo il primo di una ripresa. Anticamente tutte le colline del paese erano vitate. Alcune delle piante più vecchie sono state messe a dimora ancora dai miei bisnonni Silvio ed Erminia. La miccia che fa partire il progetto però, si accende con i suggerimenti di Giacomo Marchiori, esperto di viticoltura".
Dal Barnera alla futura Slarina, antico vitigno piemontese
La produzione inizia nel 2016 con vitigni Barbera e Freisa: varietà che si possono mescolare nell'uvaggio. "Imbottiglio con un'etichetta nata per partecipare a una degustazione, che porta il nome del luogo, Canei, e del nonno Piero, soprannominato Perulin, ma conto di arrivare a un vino specifico, che si differenzi dalla produzione biellese a base di Nebbiolo. Vorrei un vino di nicchia che desti la curiosità di estimatori ed esperti. Sempre su terreni che furono già vitati, sto avviando un nuovo impianto: un vitigno antico, autoctono del Piemonte, la Slarina o Cellerina, a bacca nera, che si presta a essere vendemmiata a maturazione inoltrata, non soffre l'umidità ed è resistente alle malattie. Spero quindi di limitare i trattamenti. Inoltre si presta a essere lavorata con gli altri miei vitigni".
In cantina, Matteo prepara le ceste e le cassette. Intanto l'ultimo campionamento sugli acini conferma il giusto indice di maturazione: è tempo di raccolta. Il giorno della vendemmia si sente il sostegno della famiglia: di papà Giorgio, di mamma Paola e delle sorelle Giorgia e Serena.
I suoi clienti sono un ristorante e le persone raggiunte con il passaparola
"La diffusione delle bottiglie sul territorio conta sul passaparola e su un ristorante. È tanto orgoglio e soddisfazione. Qualcuno capisce cosa può uscire da qui: è il progetto che riporta la tradizione vignaiola a Ternengo".
Servono ancora molte nuove vigne e tante bottiglie per farne una professione. Ora l'uva è in cantina, al sicuro, già separata dal raspo, verrà lasciata riposare per due settimane. E la storia continua. È soltanto all'inizio.