Il reato non c’è più, tutti assolti
BIELLA - Sono state emesse per la prima volta anche a Biella, l’altro giorno, dal giudice Paola Rava, le sentenze di assoluzione per quei reati trasformati in illeciti in questo caso civili (altri solo amministrativi, ma tutti con sanzioni pecuniarie) dal decreto sulle depenalizzazioni che è entrato in vigore sabato scorso 6 febbraio. Dalla violazione delle prescrizioni sulla coltivazione della cannabis a scopo terapeutico fino alla guida senza patente, passando dagli atti osceni in luogo pubblico all’abuso della credulità popolare fino alle ingiurie. In tutto sono 41 i reati che sono stati depenalizzati. Con questo provvedimento, decine di reati lievi, finora puniti solo con multa o ammenda, vengono “derubricati”, ossia trasformati in illeciti amministrativi con sanzione pecuniaria immediatamente eseguibile. Solo nei casi di contestazione di aggravanti resta il profilo penale.
Per un addetto ai lavori come l’avvocato Giorgio Triban, presidente della Camera penale, «è una depenalizzazione che per certi aspetti non mi convince - spiega - Depenalizzare il reato di ingiurie, ad esempio, sgraverà di parecchio lavoro gli uffici del Giudice di pace. Ma, come rovescio della medaglia, farà aumentare il numero delle cause civili. Chi è stato insultato dovrà quindi fare una causa civile e il giudice, alla fine, si ritroverà a dover erogare, oltre al risarcimento del danno, anche la nuova sanzione prevista dall’ultimo decreto. Mi stupisce però il fatto che tra i reati depenalizzati non sia stato inserito anche quello di minacce semplici in quanto è normale e logico che, durante un litigio, agli insulti, di solito, si affianchino anche le minacce. In tal caso il procedimento proseguirà per la sua strada, depurato solo del reato depenalizzato, e non andrà pertanto a sgravare il carico di lavoro del Giudice di pace...».
Restano le minacce. E’ il caso di uno dei procedimenti di cui si è occupata lunedì il giudice Paola Rava. L’imputato, Riccardo Allasa, 29 anni, di Valle San Nicolao (avvocato Marco Romanello), era accusato di ingiurie e minacce nei confronti del vicino di casa per un episodio avvenuto il 3 ottobre 2008: «Prendimi sotto che ti mando in galera - si era messo a urlare al vicino -. Scendi che ti apro lo stomaco, brutto bastardo, figlio di puttana, ti ammazzo...». Condannato in primo grado dal Giudice di pace, Antonietta De Vito, l’imputato aveva fatto appello. Lunedì, infine, il giudice lo ha assolto per gli insulti in quanto le ingiurie non sono più previste come reato, ma ha confermato la condanna per le minacce rideterminando la pena in 200 euro di multa più 300 euro di risarcimento alla parte civile più 1.500 euro di spese.
Valter Caneparo
Leggi di più sull’Eco di Biella di giovedì 11 febbraio 2016
BIELLA - Sono state emesse per la prima volta anche a Biella, l’altro giorno, dal giudice Paola Rava, le sentenze di assoluzione per quei reati trasformati in illeciti in questo caso civili (altri solo amministrativi, ma tutti con sanzioni pecuniarie) dal decreto sulle depenalizzazioni che è entrato in vigore sabato scorso 6 febbraio. Dalla violazione delle prescrizioni sulla coltivazione della cannabis a scopo terapeutico fino alla guida senza patente, passando dagli atti osceni in luogo pubblico all’abuso della credulità popolare fino alle ingiurie. In tutto sono 41 i reati che sono stati depenalizzati. Con questo provvedimento, decine di reati lievi, finora puniti solo con multa o ammenda, vengono “derubricati”, ossia trasformati in illeciti amministrativi con sanzione pecuniaria immediatamente eseguibile. Solo nei casi di contestazione di aggravanti resta il profilo penale.
Per un addetto ai lavori come l’avvocato Giorgio Triban, presidente della Camera penale, «è una depenalizzazione che per certi aspetti non mi convince - spiega - Depenalizzare il reato di ingiurie, ad esempio, sgraverà di parecchio lavoro gli uffici del Giudice di pace. Ma, come rovescio della medaglia, farà aumentare il numero delle cause civili. Chi è stato insultato dovrà quindi fare una causa civile e il giudice, alla fine, si ritroverà a dover erogare, oltre al risarcimento del danno, anche la nuova sanzione prevista dall’ultimo decreto. Mi stupisce però il fatto che tra i reati depenalizzati non sia stato inserito anche quello di minacce semplici in quanto è normale e logico che, durante un litigio, agli insulti, di solito, si affianchino anche le minacce. In tal caso il procedimento proseguirà per la sua strada, depurato solo del reato depenalizzato, e non andrà pertanto a sgravare il carico di lavoro del Giudice di pace...».
Restano le minacce. E’ il caso di uno dei procedimenti di cui si è occupata lunedì il giudice Paola Rava. L’imputato, Riccardo Allasa, 29 anni, di Valle San Nicolao (avvocato Marco Romanello), era accusato di ingiurie e minacce nei confronti del vicino di casa per un episodio avvenuto il 3 ottobre 2008: «Prendimi sotto che ti mando in galera - si era messo a urlare al vicino -. Scendi che ti apro lo stomaco, brutto bastardo, figlio di puttana, ti ammazzo...». Condannato in primo grado dal Giudice di pace, Antonietta De Vito, l’imputato aveva fatto appello. Lunedì, infine, il giudice lo ha assolto per gli insulti in quanto le ingiurie non sono più previste come reato, ma ha confermato la condanna per le minacce rideterminando la pena in 200 euro di multa più 300 euro di risarcimento alla parte civile più 1.500 euro di spese.
Valter Caneparo
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