rinviato a giudizio

Il rapper che stuprava le ragazzine

Accuse pesantissime per un giovane di 25 anni di Biella, comprese minacce con forbici e coltelli

Il rapper che stuprava le ragazzine
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Il rapper che stuprava le ragazzine

Si vantava sui social di essere un grande trapper, di essere «uno dei più conosciuti di Biella». Componeva canzoni e video che pubblicava su Instagram, minacciando e insultando chiunque gli capitasse a tiro e che non gradiva i suoi comportamenti. Alla fine s’è ritrovato in guai serissimi, a dover affrontare accuse pesanti e infamanti, come quelle di diffamazione aggravata per la pubblicazione dei video nel web. E di violenza sessuale nei confronti di tre ragazzine minorenni che aveva convinto con dei pretesti ad entrare nella sua abitazione, d’averne minacciata un’altra puntandole un coltellaccio da cucina all’addome.

E poi d’aver minacciato di morte altri giovani che non tolleravano i suoi modi di fare, come un personal trainer a cui s’era messo a brandire davanti alla faccia una forbice appuntita di una ventina di centimetri. Riservando poi allo stesso giovane e a un suo amico, uno dei suoi video pesantissimi, diffamanti, condito di minacce e di insulti. Tra le parti offese, c’è persino il titolare di uno dei più famosi locali della città che una sera si era rifiutato di servire da bere alcolici al trapper e che per questo era stato travolto di minacce di morte e di insulti. Addirittura gli era stato aizzato contro un rottweiler.

A giudizio

Nei giorni scorsi, davanti al giudice dell’udienza preliminare, si è tenuta l’udienza preliminare nei confronti dell’imputato, M.S., 25 anni, di Biella, difeso dall’avvocato Alessandra Guarini. Alla fine il giovane è stato il rinviato a giudizio. Il difensore avrebbe chiesto che il suo assistito venga processato con “rito abbreviato”. In tal caso, in cambio di una notevole riduzione dei tempi processuali e di un sostanzioso sconto di pena, il giudice dovrà emettere la sentenza sulla base degli atti acquisiti fino a quel momento dal Pubblico ministero. La difesa, a conti fatti, potrebbe dunque giocare un asso nella manica per cercare di far prosciogliere il proprio assistito.

La sicurezza

Con le intimidazioni alle ragazzine che avrebbe violentato e alle sue amiche, l’imputato si sarebbe garantito un’impunità che lo avrebbe reso sempre più sicuro di sé, sempre più certo di poterla fare ogni volta franca, di poter scansare i problemi giudiziari che il suo comportamento avrebbe potuto portare.
L’incubo per tante ragazzine era finito quando il presunto aguzzino e stupratore era stato arrestato al termine di un’indagine durata qualche mese, condotta dalla Polizia di Stato, in particolare dalla seconda sezione della Squadra mobile. Alla fine l’imputato era finito agli arresti domiciliari.

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