intervento alla camera

Il ministro Nordio "blinda" Delmastro: "Non decidono i Pm cosa è segreto e cosa non lo è"

Il titolare della Giustizia smonta le accuse di rivelazione di segreto d'ufficio che vedono indagato il sottosegretario biellese

Il ministro Nordio "blinda" Delmastro: "Non decidono i Pm cosa è segreto e cosa non lo è"
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Un no secco alle dimissioni del suo sottosegretario  Andrea Delmastro quello promunciato oggi dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il governo fa quindi ancora quadrato e - anzi - manda messaggi alla magistratura, che nei giorni scorsi ha indagato Delmastro per rivelazione di segreto d'ufficio dopo l'esposto del deputato verde Angelo Bonelli.

Nordio: "Oggi tocca a Delmastro, ma domani può toccare a ognuno di voi"

"È un'ispirazione velleitaria e metafisica che l'informazione di garanzia possa costituire oggetto di dimissioni. Se così fosse, noi devolveremmo all'autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti a un'assemblea che oggi riguarda Delmastro, ma domani ognuno di voi". Lo ha detto oggi il ministro della Giustizia Carlo Nordio rispondendo alla Camera a un question time proposto dai parlamentari 5 Stelle Valentina D'Orso e Federico Cafiero De Raho (che peraltro è un suo ex collega essendo stato in ultimi Procuratore nazionale Antimafia prima della pensione e la candidatura con i 5 Stelle).

La segretezza di un documento la stabilisce il Ministero, non la procura

"Siamo rispettosissimi dell'intervento della magistratura - ha aggiunto Nordio a proposito dell'inchiesta in corso - e attendiamo con fiducia l'esito dell'indagine che riguarda l'onorevole Delmastro. Ma se la qualifica della segretezza o meno dell'atto non dovesse più dipendere dall'autorità che lo forma, cioè dal ministero, ma dovesse essere devoluta alla magistratura potrebbe crearsi una problematica che dovrebbe essere risolta in un altra sede". Naturalmente l'altra sede a cui senza citarla allude il ministro Nordio, secondo un diffuso sentire degli addetti ai lavori, sarebbe la Corte Costituzionale. Che dovrebbe dirimere questo nascente "conflitto di attribuzioni".

Nordio di fatto svuota la stessa inchiesta, che sarebbe fondata su un reato inesistente: "Per quanto riguarda il reato di divulgazione di segreto d'ufficio - ha aggiunto il Ministro -  la parola "segreto" non può essere interpretata in modo estensivo in malam partem, e cioè contro la persona che è indagata. Tutti sanno che la norma penale può essere interpretata in modo estensivo soltanto in bonam partem. Quindi quello che è segreto è segreto, quello che non è segreto non rientra tra gli atti dei quali si sta oggi parlando"

Il ministro infine precisa che la classificazione della natura dell'atto oggetto di contestazione - segreta, riservata, riservatissima, o altro - per legge appartiene all'autorità che firma il documento. Quindi spetta al ministero definire la qualifica degli atti di cui si parla. La dicitura che fu apposta alle carte ("limitata divulgazione", ndr)  è una formula di per sé inidonea a connotare il documento trasmesso come atto classificato, quindi una mera prassi interna".

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