lo scandalo di via dei tigli

Il carcere di Biella era il "Paese dei Balocchi". I retroscena e le accuse a guardie carcerarie e detenuti

Il procuratore Teresa Angela Camelio: "Un detenuto mi disse che il giorno di capodanno c'era più droga qua che a Porta Palazzo"

Il carcere di Biella era il "Paese dei Balocchi". I retroscena e le accuse a guardie carcerarie e detenuti
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Emergono nuovi retroscena dopo il blitz che questa mattina ha portato all'esecuzione di oltre 50 misure cautelari in tutta Italia e che di fatto ha smantellato una rete di spaccio all'interno del carcere di Biella che durava da anni.

Da 40 a 6 le guardie carcerarie rimaste sotto inchiesta (più 3 sub judice)

Il procuratore Teresa Angela Camelio, mutuando dichiarazioni di detenuti e persone informate dei fatti interrogate nel corso dell'inchiesta ha sottolineato come "il carcere di Biella fosse "il Paese dei Balocchi", il "Biscotto" (perché dolce), il posto in cui "puoi trovare quello che vuoi" e la struttura in cui ci sono smartphone o addirittura tablet di ultima generazione "che ancora non si vendono su piazza"".

"Un teste - ha aggiunto il procuratore - ha dichiarato che "il giorno di capodanno c'era più droga qua che a Porta Palazzo. C'è addirittura un detto secondo cui: "se non trovi la droga fuori la trovi al carcere di Biella".

Inizialmente erano 40 le guardie carcerarie indagate: il procuratore ha tenuto a puntualizzare che "è stata fatta un'accurata scrematura per sottoporre al Gip solo quelle posizioni ove i gravi indizi di colpevolezza erano supportati da elementi di prova. Le guardie, dall'iniziale numero di 40 circa si sono ridotte a 6 (tre sono sub judice). Per alcune di loro non è stato possibile acquisire elementi a riscontro".

Le accuse contestate

Oltre all'introduzione di droghe e telefoni, le accuse contestate vanno dalla corruzione, all'istigazione alla corruzione, ricettazione, estorisione, falso in atto pubblico, arresto illegale.

Lo spartiacque dell'inchiesta il 28 aprile 2021

"Il vero spartiacque che idealmente divide l'indagine - aggiunge Camelio - è la perquisizione in carcere del 28 aprile 2021 eseguita dalla squadra mobile di Biella". Un detenuto in particolare aveva occulatato due panetti da 100 grammi di hashish, micro telefoni, subotex e un I-phone 6. "In quella circostanza - spiega il procuratore - sapevano già tutti della perquisizione e dei soggetti "presi di mira dalla Procura", infatti avevano nascosto circa 300 grammi di cocaina, 300 pastiglie di subotex e mezzo kg di panetti di fumo e i telefoni nel tubo dello scarico del wc. I telefoni erano nascosti dietro gli armadietti a muro, inseriti nella parete dopo aver smontato il pannello di sotto. A partire da quella perquisizione i detenuti inizialmente impauriti per le eventuali ripercussioni hanno deciso di collaborare".

Ingressi settimanali di droga

"C'erano diverse piazze di spaccio parallele, gestite da detenuti a seconda della tipologia di merce, con la complicità della guardie - prosegue il procuratore Camelio - Era assicurato l'approvvigionamento costante di 150/200 pastiglie di subotex, panetti interi di un kg di hashish, telefoni venduti ai detenuti, costretti a pagare prezzi spropositati: 1000-1500 euro a smartphone e microtelefoni a 200-500 euro, quando il prezzo all'esterno era di 19 euro".

"Le guardie carcerarie  che si prestavano a introdurre lo stupefacente e gli apparecchi vietati - ha precisato Camelio - venivano retribuite con compensi di 600, 1000, 1500 euro a pacco a seconda della sostanza stupefacente o dei telefoni"

Il rincaro durante il Covid

"Quanto ai prezzi dello stupefacente - aggiunge la dottoressa Camelio - si è assistito a un rincaro durante il Covid, in media dieci volte di più. Dopodiché i prezzi sono rimasti stabili: 50/60 euro al grammo per l'hashish. Questo rendeva l'attività di spaccio in carcere estremamente redditizia. Molto più che all'esterno".

"Concludo dicendo che purtroppo - ha infine sottolineato il capo della procura di Biella - la situazione che diversi anni fa mi venne personalmente fatta presente da alcuni rappresentanti della polizia penitenziaria, nel corso di un colloquio in procura, non solo è immutata, ma è implosa dando origine a un vero e proprio caos. Mi vennero rappresengtate sacrosante difficoltà (reali e da me personalmente constatate) nell'espletamento del loro lavoro, difficoltà che da allora e nel prosieguo sono state condivise con le autorità competenti.

"Questo però non significa che il caos/disordine autorizzi dapprina una sorta di adattamento, quindi di appiattimento e infine di omertosa difesa di ciò che non è conforme, nè al dettato costituzionale, nè alle norme codicistiche, né a quelle dell'ordinamento penitenziario".

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