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Il delitto di Chiavazza
I quattro indagati per omicidio: "Non abbiamo ucciso Gabriele, è morto di notte per la droga"
Le stesse dichiarazioni - che farebbero cadere l'accusa più grave - le hanno rilasciate tutti e quattro i giovani coinvolti nell'inchiesta.
"L'abbiamo trovato con la siringa ancora accanto a lui, non lo abbiamo ucciso noi, è morto dopo essersi iniettato una dose di eroina...". E' quanto avrebbero dichiarato in linea di massima i quattro indagati per omicidio per la morte di Gabriele Maffeo (NELLA FOTO), 33 anni, di Occhieppo Inferiore, trovato venerdì sera cadavere all'interno di un cassonetto, con il corpo avvolto nel cellophane.
Dichiarazioni davanti al giudice
Le dichiarazioni - che se confermate farebbero cadere l'accusa più grave di omicidio volontario ma non quelle di lesioni personali aggravate e soppressione di cadavere - le hanno rilasciate tutti e quattro gli indagati nel corso dell'interrogatorio di garanzia che si è svolto ieri davanti al giudice delle indagini preliminari, alla presenza dei difensori, gli avvocati Marco Romanello e Andrea Conz con quest'uiltimo che - considerata l'attenuazione delle accuse - ha subito chiesto la scarcerazioni per i suoi assistiti mentre il collega si è per il momento riservato in attesa dell'autopsia in programma domattina (5 ottobre) in ospedale.
Le ecchimosi? "Quando è caduto"
I quattro indagati avrebbero fornito delle spiegazioni anche per le ecchimosi rinvenute sul copo della vittima che sarebbero state provocate - secondo la loro versione - quando il cadavere sarebbe caduto loro di mano durante il trasporto dall'appartamento di via Coppa al cassonetto dei rifiuti. Le dichiarazioni sono state rilasciate al giudice sia da Giuseppe Bonura sia da Simone Perra. Già il giorno prima, le avrebbe ripetute anche Alessandro Solina che, in realtà, sarebbe entrato in scena solo in un secondo momento quando Bonura gli avrebbe chiesto di procurarsi un'auto per spostare il cadavere. L'operazione non era poi riuscita in quanto Solina non era riuscito a farsi prestare la vettura da parenti. Sempre nella giornata di ieri, le stesse dichiarazioni sono state ripetute anche dalla ragazza, Marina Coda Zabetta. Per spostare il cadavere dall'appartamento al cassonetto, i quattro avrebbero usato una carriola.
Il super testimone
Quella zona di Chiavazza è molto popolosa. Gli spostamenti quantomeno sospetti dei quattro li avrebbero notati in molti. Uno tra tutti avrebbe raccontato ogni cosa ai poliziotti delle volanti e della Squadra mobile che stanno indagando e che in un amen avrebbero indirizzato le loro attenzioni porpio sui quattro poi finiti in carcere. Le risposte definitive potrebbero arrivare dall'esame autoptico così come dall'analisi dei telefoni cellulari sequestrati agli indagati.