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I guariti dal Covid: «Nostro calvario è finito»

L’odissea in ospedale e a casa: «Tanta sofferenza mitigata da dottori e infermieri»

I guariti dal Covid: «Nostro calvario è finito»
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I guariti dal Covid: «Nostro calvario è finito».

Tre storie di persone guarite

Fausto Cerruti, pensionato di 64 anni, vive a Vergnasco, frazione di Cerrione, con la moglie, che non ha mai avuto sintomi. Ha trascorso dodici giorni in ospedale. Tutto è cominciato ai primi di marzo: «Tre giorni dopo aver preso un po’ di pioggia mi è venuta qualche linea di febbre - dice - così sono stato a casa due settimane, seguito a distanza dal dottor De Gregori. La situazione, però, è peggiorata, così sono andato al pronto soccorso. Avevo mal di testa, una leggera tosse e poi mi sentivo uno strano formicolio nel petto. Dopo i vari esami, arriva il risultato del tampone a cui mi hanno sottoposto: positivo. Sono stato subito ricoverato con la macchina per l’ossigeno perché, nel frattempo, facevo fatica a respirare. Poi, per quattro giorni, mi hanno dato delle pastiglie di Plaquenil e ho sentito subito un miglioramento. In realtà sono come rinato, quella cura su di me ha fatto effetto. I due tamponi successivi hanno dato esito negativo, sono guarito. Adesso sto bene, ho rispettato la quarantena di 15 giorni, poi sono uscito una sola volta per fare la spesa».

La storia di Quintino Marchese,  50 anni, di Portula, non passa dall’ospedale. Lui, operaio metalmeccanico e volontario Auser, ha battuto il Covid-19 tra le mura domestiche. «Ora attendo di fare il tampone definitivo - spiega - nel frattempo il mio medico mi ha detto che l’ho sconfitto da solo. E, in effetti, non ho più sintomi da diverso tempo». La sua tormentata vicenda parte due giorni dopo che l’azienda per cui lavora è costretta chiudere. È il 20 marzo, e, 48 ore dopo, Quintino comincia ad avere tosse e raffreddore. Dopo altri due giorni arriva anche la febbre a 38,5°. Il suo dottore gli prescrive sciroppo e tachipirina, ma lui non migliora. Altre 48 ore, e il medico gli cambia la cura in antibiotici e gocce. La febbre non scende. Il terzo tentativo sembra quello buono: grazie ad un antibiotico più forte, Quintino inizia a stare meglio nonostante il suo corpo sia molto debilitato. Riesce a farsi sottoporre comunque al tampone, l’8 aprile, anche se non aveva più sintomi da otto giorni: a Pasquetta scopre di essere positivo. «Ho trascorso il periodo di quarantena da solo perché la mia compagna era nell’abitazione di sua madre, anche lei positiva - ammette - sono stati giorni durissimi, avrei voluto abbracciare l’amore della mia vita e tornare al lavoro. Solo il fatto di non poterci andare mi manca moltissimo».

La notizia che aspettava è arrivata venerdì pomeriggio: anche il secondo tampone è risultato negativo. Oggi, Marco Di Liddo, orologiaio quarantenne, sposato con Cinzia e con un figlio di 8 anni, è guarito. Lui non si capacita di come abbia potuto ammalarsi, anche se sospetta che il Covid sia arrivato nella sua vita attraverso il lavoro in negozio, chiuso per decreto all’inizio di marzo, e il contatto con i clienti. «Intorno al 20 ho avuto i primi sintomi: febbre, mal di gola e tosse - spiega - da quel momento le mie condizioni si sono aggravate con il fiato che iniziava a mancare. Sono andato in ospedale per fare dei raggi ma sono subito venuto a casa perché non si riusciva a vedere nulla. Qualche giorno dopo sono stato male, tanto da andare al pronto soccorso dove hanno scoperto che i miei polmoni erano seriamente compromessi. Ricoverato al quarto piano, mi hanno messo il casco dell’ossigeno per aiutarmi a respirare. Dopo cinque giorni, le mie condizioni sono cominciate a migliorare e dopo 17 giorni mi hanno mandato a casa. Fino all’ultimo tampone negativo sono rimasto isolato dalla mia famiglia a Candelo, vivendo nella nostra mansarda. L’unica “libertà” è stata quella di scendere in cortile, restando però isolato da loro, che nel frattempo non hanno mai avuto alcun tipo di sintomo. E ho festeggiato il compleanno di mia madre rimanendo a due metri di distanza da lei». Marco ha perso otto chili: «Nella prima settimana dopo essere tornato a casa, non riuscivo a fare nulla - ammette - adesso sto ricominciando a recuperare».

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