"Furbetti del vaccino": per i 24 indagati la prima udienza a febbraio, la seconda ad aprile
L'udienza preliminare è slittata per colpa di problemi nelle notifiche ai tre coinvolti di Firenze.
E’ slittata a febbraio (ed è già stato fissato un secondo appuntamento ad aprile) l’udienza preliminare per l’inchiesta condotta dalla Procura e dai Carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria, sui cosiddetti “furbetti del vaccino”, personaggi noti che si sarebbero fatti inserire in modo illegittimo nell’elenco di coloro che avevano titolo per essere vaccinati, con i fatti avvenuti nel mese di gennaio dello scorso anno in piena pèandemia da Covid-19.
Problemi nelle notifiche
Il rinvio è stato disposto per un difetto di notifica, ancora una volta perché alcuni degli imputati non hanno ricevuto in tempo, nei termini di legge, la convocazione per l’udienza in programma ieri davanti al giudice. Dei 24 imputati, le notifiche hanno incontrato dei problemi solamente per i tre che risiedono a Firenze. Tutti - secondo la Procura - hanno solidi rapporti professionali con la struttura privata Villa Poma di Miagliano, convenzionata con la Asl di Biella. Sono tutti accusati di aver effettuato il piano vaccinale delle tre dosi, sia nella struttura (per due dosi) sia in ospedale a Ponderano, nonostante fossero soggetti esclusi dalla prima fase vaccinale. In particolare, qualificati nella lettera diretta all’Asl di Biella come “personale amministrativo”, avrebbero ottenuto la prenotazione per la somministrazione del vaccino pur non essendo legittimati.
I vertici Asl
Davanti ai giudici - a questo punto per l’udienza di febbraio - è attesa anche la presenza dei vertici della passata direzione dell’Asl di Biella, il commissario Diego Poggio, l’allora direttore sanitario Francesco D’Aloia e quello amministrativo Carla Bechi. Nessuno dei tre svolge più lo stesso incarico. Sono tutti accusati di omissione di atti d’ufficio, in quanto - secondo la Procura - non avrebbero fornito le necessarie indicazioni a chi operava nei centri vaccinali perché controllasse che effettivamente chi si presentava fosse inserito nelle categorie per cui la vaccinazione fosse in quel momento consentita. Solo per Poggio, che in quel periodo era alla guida dell’Asl di Biella anche se con il ruolo di commissario, viene contestata anche l’omessa denuncia di reato, perché non avrebbe informato la Procura di ciò che stava avvenendo dopo aver letto sui giornali che alcune persone erano state vaccinate senza averne titolo.
Gli altri indagati
Agli altri 18 indagati tranne uno viene contestato il reato di peculato, per essersi fatti inoculare il vaccino senza averne diritto. Si tratta di personaggi noti, molti dei quali gravitano attorno alla cooperativa Anteo tra i quali il presidente Luca Tempia, suo fratello e componente del Consiglio di amministrazione, Matteo Tempia, l’avvocato Domenico Monteleone, sua moglie Donatella Pella, la commercialista Federica Casalvolone, due componenti del collegio sindacale, Maura Zai e Ettore Poggi, nonché l’addetta stampa Elisabetta Servente.
Non ha invece legami con la cooperativa, ma ha rapporto d’amicizia con alcuni dei componenti, il direttore dell’Unione Industriale Pier Francesco Corcione. Gli altri coinvolti sono legati al Soggiorno Sereno Giovanni XXIII con sede a Lessona. Compariranno davanti al gup, il direttore sanitario Carlo Marinone, la sorella Maria Rita Marinone, il cognato Luigi Tartaglino e la moglie Laura Aghemo.
Gli ultimi due indagati sono legati da parentela. Sono infatti il medico dell’Asl Stefano Rovetti, addetto alle vaccinazioni, che avrebbe inserito nell’elenco il fratello Mario Rovetti, commercialista, nonché la fidanzata di quest’ultimo, Daniela Valeria Rizzollo.
Doppio reato contestato
Sono in cinque (Corcione, Monteleone, Pelle, Botta e Carlo Marinone), tra i 17 indagati, quelli che si sono visti contestare anche un secondo reato, quello cioè di false informazioni al Pubblico ministero (il procuratore Teresa Angela Camelio).
L’ultimo indagato è l’avvocato Carlo Boccacino, che è accusato di falsità ideologica in atto pubblico. Secondo la Procura - che si è avvalsa della collaborazione dei Carabinieri coordinati dal luogotenente Tindaro Gullo - per ottenere il vaccino avrebbe attestato di collaborare con la farmacia della moglie per consegnare medicinali.