Finto matrimonio? No, abbiamo consumato
Così un giovane marocchino avrebbe ottenuto prima i documenti. Anche il Piemme chiede l’assoluzione insieme ai difensori: "C’era stata anche la festa"
Sono accusati in tre d’aver simulato un matrimonio per far ottenere a un cittadino marocchino il permesso di soggiorno per motivi familiari. Le accuse per tutti e tre, in realtà, sono quelle di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso ideologico commesso da privato in atto pubblico.
Il processo
Tutti e tre sono finiti sotto processo e ieri, mercoledì 14 febbraio, si è svolta l’ultima udienza. Alla fine il Pubblico ministero, Daniela Francia, a seguito dell’istruzione dibattimentale, non sarebbe stata in grado di dimostrare la colpevolezza degli imputati "al di là di ogni ragionevole dubbio". Ha chiesto così l’assoluzione per tutti e tre nella sua forma dubitativa.
Tutti i difensori dei tre imputati hanno invece chiesto l’assoluzione nella sua forma più ampia dato che il matrimonio - a loro dire - era stato celebrato, festeggiato e persino consumato. Il giudice, Cristina Moser, si è riservata solo pochi giorni, fino al prossimo 28 febbraio, quando darà lettura del dispositivo della sentenza.
Il matrimonio
I difensori dei tre, avvocati Francesco Alosi, Nicoletta Solivo e Riccardo Giordano, nel corso del dibattimento sono apparsi sicuri dell’innocenza dei loro assistiti. Al punto che avrebbero presentato persino evidenti prove che, dopo il matrimonio contratto a Biella ormai nel lontano 27 luglio 2017, i due sposini - lei di 18 anni italiana, lui di 25 anni marocchino - avrebbero organizzato un ricco banchetto nuziale con un discreto numero di invitati. Cosa che, se il matrimonio fosse stato sul serio simulato, non sarebbe nemmeno transitato dall’anticamera del cervello dei due il desiderio di organizzare un costoso banchetto per festeggiare.
Secondo l’accusa, i protagonisti del presunto matrimonio simulato, avrebbero avuto i loro interessi nell’accordarsi. Lui, che oggi ha 32 anni, per ottenere in tempi stretti il permesso di soggiorno, lei - che oggi ha 25 anni, lo avrebbe fatto per soldi. Come l’altro, il terzo imputato e presunto organizzatore, 42 anni, anche lui marocchino, residente a Biella e in regola con i documenti.
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