Denuncia del deputato e sindaco Tiramani

"Fanghi pericolosi lungo il torrente Cervo, intervengano i Carabinieri del Noe"

I rifiuti scaricati sull'argine sono stati indicati quali fortemente inquinanti dall'Arpa

"Fanghi pericolosi lungo il torrente Cervo, intervengano i Carabinieri del Noe"
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"Fanghi inquinanti lungo il torrente Cervo, intervengano i Carabinieri del Noe". Paolo Tiramani (Lega), deputato piemontese e sindaco di Borgosesia, ha preso posizione, firmando l’interrogazione al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, in merito alla presunta presenza di rifiuti contaminati lungo il torrente Cervo, nella zona di Balocco, al confine con il Biellese. Il parlamentare ha chiesto al Ministro di intervenire con accertamenti da parte degli organismo preposti.

Fate controlli

“Ho chiesto al Ministro Cingolani - scrive Tiramani (nella foto) - di predisporre ulteriori accertamenti e verifiche attraverso il NOE e l’ISPRA, sulle aree che risultano impattate dagli spargimenti dei rifiuti contaminati e, soprattutto, sui materiali che ancora giacciono nell’area golenale del torrente Cervo nel comune di Balocco, a protezione della popolazione esposta all’inquinamento e a tutela del corpo idrico. Si apprende dalla stampa locale che nel 2019 un autotrasportatore avrebbe portato, in più viaggi, fanghi provenienti dall’azienda bresciana WTE, sopra l’argine del torrente Cervo, nonostante le intimazioni di smettere da parte del Nucleo forestale dei Carabinieri e di Arpa Piemonte. Il materiale sversato in area golenale ha anche subito l’alluvione dell’ottobre 2020 ed ora risulta quasi cementificato e ancora restante nel corso del torrente.

Business da 12 milioni

"Lo sversamento - prosegue il deputato e sindaco leghista - fa parte dell’inchiesta sul business da 12 milioni di euro della WTE, su 150mila tonnellate di fanghi contaminati sparsi come fertilizzante, tra gennaio 2018 e agosto 2019, su oltre 3milla ettari di terreni del Nord Italia ed in particolare in terreni agricoli di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Quindici le persone indagate nell’inchiesta. I reati contestati sono traffico di rifiuti, discarica abusiva, traffico di influenze illecite e molestie olfattive. Sono finiti sotto sequestro anche tre impianti di lavorazione dei fanghi a Calvisano, Calcinato e Quinzano d’Oglio, tutti siti riconducibili all’azienda bresciana WTE.

Molto inquinanti

"La Provincia negli anni ha più volte contestato l’irregolarità delle lavorazioni, imponendo migliorie agli impianti e Arpa ha dimostrato il carico inquinante di quei fanghi, con il superamento dei limiti soglia per zinco, stagno, idrocarburi, toluene, fenolo, cianuri, cloruri, nichel-rame, solfati, arsenico, selenio. Sembra, anche, che agli agricoltori, spesso ignari del potere inquinante di quelle sostanze che a detta di Arpa e del consulente della Procura erano veri e propri rifiuti, gli addetti della WTE raccontavano che si trattasse di scarti della produzione agroalimentare”.

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