Fallimento e bancarotta: 2 anni e 2 mesi all’ex amministratore Gianni Lora Lamia Donin
Processato in contumacia, durante l'udienza è stata letta una sua dichiarazione confessoria.

Due anni e due mesi di reclusione, con rito abbreviato e concesse le attenuanti generiche. È questa la condanna inflitta oggi dal Tribunale di Biella a Gianni Lora Lamia Donin, 60 anni, ex pilota triverese e meccanico della Parigi-Dakar ed ex socio e amministratore della fallita “Lora Lamia Gerardo e Giacomo Snc”, società già dichiarata insolvente nel 2017. Secondo la Procura l'imputato, risultato latitante e secondo quanto appreso da ambienti vicini all'inchiesta irreperibile in un paese del Sud America, si sarebbe reso responsabile di molteplici condotte fraudolente, rientranti a pieno titolo nel perimetro della bancarotta patrimoniale e documentale. A rappresentarlo in giudizio è stato l'avvocato Giorgio Triban.
Distrazioni, sottrazioni e falsificazioni
Le accuse mosse nei confronti di Lora Lamia Donin erano numerose e di rilevante entità: come amministratore della società avrebbe distratto dal patrimonio aziendale somme ingenti - oltre 380 mila euro - attraverso operazioni bancarie sospette, per fini personali. A ciò si aggiungono ulteriori 26.750 euro sottratti durante la procedura fallimentare, mediante il prelievo di beni aziendali già sottoposti a vincolo, tra cui due veicoli Land Rover, cerchioni, pneumatici, mountain bike e altri materiali. Non solo. L’imputato avrebbe anche sottratto o distrutto la documentazione contabile obbligatoria - libro giornale, libro inventari, libro cespiti 2016-2017 e libro Iva - con l’obiettivo di rendere difficile la ricostruzione del patrimonio societario e ostacolare il lavoro del curatore fallimentare.
Riconoscimento delle responsabilità
Fondamentale, nella strategia difensiva, è stata la riqualificazione dei due furti in reato di bancarotta post-fallimentare, che ha consentito la richiesta del rito abbreviato. Durante l’udienza, l’imputato - pur se assente fisicamente - ha fatto pervenire una dichiarazione confessoria, letta in aula, nella quale ha ammesso le proprie responsabilità e manifestato rammarico per le azioni commesse. Un atto che, congiuntamente alla scelta del rito, ha permesso una riduzione significativa della pena. A fronte di una richiesta del PM di 2 anni e 4 mesi, il giudice ha accolto parzialmente la linea difensiva, stabilendo la condanna definitiva a 2 anni e 2 mesi di reclusione. Senza il rito abbreviato, il minimo edittale sarebbe stato pari ad almeno 3 anni.
Le motivazioni fra 90 giorni
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. L’imputato ha facoltà di presentare ricorso nei termini di legge.