Sentenza

Ergastolo a Barison il legionario, l'avvocato: "Così convinsi Martin a confessare"

L'avvocato Florence De Prato: "Quando vide le foto di Ethan pianse per la prima volta dopo due anni di bugie"

Ergastolo a Barison il legionario, l'avvocato: "Così convinsi Martin a confessare"
Pubblicato:

Intervistata dal format francese Hondelatte raconte, in onda poche settimane fa, uno degli avvocati difensori, Florence De Prato, ricorda il primo incontro avuto in carcere con Martin Barison, 27enne nel 2019. "Vidi arrivare questo ragazzo giovane, non molto alto o particolarmente muscoloso, l’opposto di quello che si potrebbe immaginare di un legionario. Insomma, una persona anonima che dimostrava anche meno dei suoi anni. Nessuna lacrima o segni di angoscia, freddo, distante, privo di particolari emozioni. Immediatamente mi dice 'non sono stato io'. E’ stoico, non lascia trapelare nulla. Era stanco dopo 48 ore di fermo e interrogatorio, dove non ha ceduto e ha continuato a professarsi innnocente".

Le parole degli avvocati delle due parti

Per oltre due anni Martin ha mantenuto quella versione, fino a quando l’avvocato non lo obbliga a cambiare strategia in vista dell’imminente inizio del processo.
"Dopo la scarcerazione della madre di Ethan (prosciolta dall’accusa di essere stata lei ad uccidere il bambino, ndr) - aggiunge De Prato - gli dissi che andavano ammesse e riviste delle cose se voleva che lo difendessi in Corte d’Assise. Mi rispose che avrebbe detto cose e riveduto delle dichiarazioni al giudice e chiese di essere nuovamente ascoltato. Gli dissi che avrebbe dovuto ammettere quello che aveva fatto, anche solo per tornare a essere 'umano'. Ricordo che davanti al pubblico ministero, che gli mostrò le foto del piccolo cadavere e il referto dell’autopsia, ho visto il cambiamento sul suo volto. Gli occhi lucidi per la prima volta. E ha cominciato a parlare: 'Signor giudice devo dire una cosa. Si ho ucciso io Ethan, l’ho picchiato perché Sirad non mi rispondeva più al telefono e me la sono presa con lui. L’ho sdraiato sul pavimento della sala, gli ho dato un calcio, poi un altro, poi i pugni... non riuscivo a fermarmi, avevo questo odio dentro. Non mi fermavo più. E’ tutto'. E’ stata la prima volta che l’ho visto piangere come una forma di liberazione".

L’avvocato di parte civile, Annélie Deschamps, che ha rappresentato al processo la mamma del bambino - intervistata nel corso della trasmissione - ha detto: "Tenderei a pensare che Barison abbia una personalità al limite, Borderline. E’ capace di adattarsi alla vita in società il 95% del tempo per poi disconnettersi completamente e basculare nella follia totale da un momento all’altro".

Al processo l’avvocato Deschamps aveva detto di aver "incontrato la signora Farrah in tribunale, ammanettata, dopo un periodo estenuante in custodia di polizia durante il quale le veniva chiesto di spiegare la morte di suo figlio. Ho capito subito che era sincera nel suo dolore e nella sua incomprensione. Come potrà mai sentirsi di nuovo felice e leggera? È stata caricaturata, chiamata prostituta, tossicodipendente, accusata di affidare i suoi figli a chiunque, di maltrattarli! Ha trascorso un anno in detenzione. E ancora oggi, nella comunità, alcuni la chiamano la Mangiabambini. Solo grazie alle perizie della scientifica Barison ha finalmente confessato. Nel cuore della notte, la sua rabbia si scatenò, con i piedi, con i pugni contro il corpicino di Ethan. Vuole fare del male a Sirad, ci dice?  Bravo, è un successo. E ha ancora l'ignominia di continuare ad aggredirla anche dopo: manipola il termostato, la polizia, gli esperti, e spinge il vizio al limite. Ma quando piange nel cuore della notte, si tratta solo del suo destino e del suo futuro... È Machiavelli: sotto i riccioli del cherubino, è un mostro quello che vedo...".

Seguici sui nostri canali