Donne maltrattate, più di cento casi

Donne maltrattate, più di cento casi
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E’ un San Valentino circondato da tante, troppe ombre. I dati relativi al reato di maltrattamenti in famiglia fanno paura: in Procura a Biella sono confluite circa 35 denunce in più nel 2017 rispetto all’anno precedente. Significano più di cento casi, un record. Se da un lato queste cifre non appaiono confortanti per il tetro risvolto sociale che testimoniano, dall’altro - per chi vede il bicchiere mezzo pieno - significa che le donne stanno imparando ad esporsi sempre di più rispetto al passato e trovano sempre più spesso il coraggio per denunciare le violenze a cui vengono sottoposte.

Eppure, da parte di parecchi addetti al lavoro, si parla di un enorme sommerso, di una miriade di donne che non denunciano, che preferiscono vivere in condizioni di violenza e terrore piuttosto di segnalare il proprio compagno. Tra le motivazioni indicate (fonte Istat), emerge la scarsa gravità della violenza subita (64,3%), il fatto che questa fosse un fatto privato (5,8%), il non volere che il partner venga arrestato (8,3%), il timore delle conseguenze (4,9%), la vergogna e l'imbarazzo (4,1 %), e ancora il senso di colpa, il bene dei bambini, il non volere la fine della relazione. Spesso è la situazione economica della donna, che dipende in tutto e per tutto dal marito, a mettere un freno al desiderio di porre fine a situazioni incredibili di prevaricazione e di violenza.

Nel Biellese, dunque, aumentano i casi di maltrattamenti in famiglia (74 nel 2016 contro i 109 iscritti a ruolo fino al 31 dicembre scorso), appaiono stabili quelli di violenza sessuale in genere (26 sia nel 2016 sia l’anno scorso) e in lieve calo quelli di stalking (48 contro i 45 dell’anno scorso), il reato aggiunto al Codice penale nel mese di febbraio del 2009 sulla scia della tragedia che coinvolse la cossatese Deborah Rizzato, uccisa dall’ex fidanzato davanti alla fabbrica dove lavorava. In Procura esiste la sezione di Polizia giudiziaria dei carabinieri che si occupa della maggior parte di questi casi molto delicati. Dietro ogni singolo episodio si nasconde una vita sconvolta, un’esistenza segnata, terrore, paura, ferite reali, che lasciano il segno sulla pelle. E ferite nell’anima, quelle ancor più profonde e altrettanto perenni.

Valter Caneparo

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E’ un San Valentino circondato da tante, troppe ombre. I dati relativi al reato di maltrattamenti in famiglia fanno paura: in Procura a Biella sono confluite circa 35 denunce in più nel 2017 rispetto all’anno precedente. Significano più di cento casi, un record. Se da un lato queste cifre non appaiono confortanti per il tetro risvolto sociale che testimoniano, dall’altro - per chi vede il bicchiere mezzo pieno - significa che le donne stanno imparando ad esporsi sempre di più rispetto al passato e trovano sempre più spesso il coraggio per denunciare le violenze a cui vengono sottoposte.

Eppure, da parte di parecchi addetti al lavoro, si parla di un enorme sommerso, di una miriade di donne che non denunciano, che preferiscono vivere in condizioni di violenza e terrore piuttosto di segnalare il proprio compagno. Tra le motivazioni indicate (fonte Istat), emerge la scarsa gravità della violenza subita (64,3%), il fatto che questa fosse un fatto privato (5,8%), il non volere che il partner venga arrestato (8,3%), il timore delle conseguenze (4,9%), la vergogna e l'imbarazzo (4,1 %), e ancora il senso di colpa, il bene dei bambini, il non volere la fine della relazione. Spesso è la situazione economica della donna, che dipende in tutto e per tutto dal marito, a mettere un freno al desiderio di porre fine a situazioni incredibili di prevaricazione e di violenza.

Nel Biellese, dunque, aumentano i casi di maltrattamenti in famiglia (74 nel 2016 contro i 109 iscritti a ruolo fino al 31 dicembre scorso), appaiono stabili quelli di violenza sessuale in genere (26 sia nel 2016 sia l’anno scorso) e in lieve calo quelli di stalking (48 contro i 45 dell’anno scorso), il reato aggiunto al Codice penale nel mese di febbraio del 2009 sulla scia della tragedia che coinvolse la cossatese Deborah Rizzato, uccisa dall’ex fidanzato davanti alla fabbrica dove lavorava. In Procura esiste la sezione di Polizia giudiziaria dei carabinieri che si occupa della maggior parte di questi casi molto delicati. Dietro ogni singolo episodio si nasconde una vita sconvolta, un’esistenza segnata, terrore, paura, ferite reali, che lasciano il segno sulla pelle. E ferite nell’anima, quelle ancor più profonde e altrettanto perenni.

Valter Caneparo

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