«Dimitri uno di famiglia, non potevamo pensare che avesse fatto male ad Erika...»

«Dimitri uno di famiglia, non potevamo pensare che avesse fatto male ad Erika...»
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PRALUNGO -  «Abbiamo saputo, siamo rimasti sconvolti. Quand’è tornato dalla Sardegna, l’ho guardato negli occhi e gli ho chiesto se fosse stato lui a fare del male alla mia dolce nipote. Ma lui ha negato, mi ha abbracciato forte e ha negato...». A parlare è la nonna paterna di Erika Preti, 28 anni, la commessa uccisa con due precisi fendenti alla gola dal suo convivente. E’ persona mite la nonna di Erika, gentile. Al giornalista che attraverso le sbarre del cancelletto d’ingresso di quella casa nel cuore di Pralungo, le chiede cosa ne pensa della confessione di Dimitri, rivolge solo poche parole. «Gli abbiamo sempre creduto - spiega -, era uno di famiglia, non potevamo pensare che avesse fatto male alla nostra Erika...».Ricorda il nome di Dimitri inserito nei manifesti a lutto in occasione dei funerali della nipote, ulteriore conferma che tutti, in quella famiglia, avevano creduto sin dal principio nell’innocenza del giovane cresciuto al Vandorno che frequentava la loro Erika ormai da una decina d’anni.Il volto di quella mite signora si fa cupo solo quando ricorda l’abbraccio di Dimitri, due giorni dopo che era tornato dalla Sardegna, dopo che era stato dimesso dal reparto psichiatrico dell’ospedale di Olbia, dov’era rimasto ricoverato per due settimane: «Quel giorno mi ha abbracciato forte, gli ho creduto. Invece...». Si mette a posto il grembiule e aggiunge: «Non posso dire altro, non ho altro da dire. Povera Erika». Saluta e rientra in casa.V.Ca.Leggi di più sull’Eco di Biella di lunedì 24 luglio 2017

PRALUNGO -  «Abbiamo saputo, siamo rimasti sconvolti. Quand’è tornato dalla Sardegna, l’ho guardato negli occhi e gli ho chiesto se fosse stato lui a fare del male alla mia dolce nipote. Ma lui ha negato, mi ha abbracciato forte e ha negato...». A parlare è la nonna paterna di Erika Preti, 28 anni, la commessa uccisa con due precisi fendenti alla gola dal suo convivente. E’ persona mite la nonna di Erika, gentile. Al giornalista che attraverso le sbarre del cancelletto d’ingresso di quella casa nel cuore di Pralungo, le chiede cosa ne pensa della confessione di Dimitri, rivolge solo poche parole. «Gli abbiamo sempre creduto - spiega -, era uno di famiglia, non potevamo pensare che avesse fatto male alla nostra Erika...».Ricorda il nome di Dimitri inserito nei manifesti a lutto in occasione dei funerali della nipote, ulteriore conferma che tutti, in quella famiglia, avevano creduto sin dal principio nell’innocenza del giovane cresciuto al Vandorno che frequentava la loro Erika ormai da una decina d’anni.Il volto di quella mite signora si fa cupo solo quando ricorda l’abbraccio di Dimitri, due giorni dopo che era tornato dalla Sardegna, dopo che era stato dimesso dal reparto psichiatrico dell’ospedale di Olbia, dov’era rimasto ricoverato per due settimane: «Quel giorno mi ha abbracciato forte, gli ho creduto. Invece...». Si mette a posto il grembiule e aggiunge: «Non posso dire altro, non ho altro da dire. Povera Erika». Saluta e rientra in casa.V.Ca.Leggi di più sull’Eco di Biella di lunedì 24 luglio 2017

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