Dimitri: Erika da anni mi maltrattava e insultava

Dimitri: Erika da anni mi maltrattava e insultava
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BIELLA - Aveva rimosso ogni cosa, ha continuato per 40 giorni a ripetere sempre la stessa storia, la stessa cantilena di quello sconosciuto con i capelli rasati e la carnagione olivastra che quella domenica mattina, l’11 giugno, era entrato nella villetta per derubarli, aveva ucciso Erika e stordito lui. Sabato pomeriggio, nello studio del suo difensore, nella galleria Leonardo da Vinci, Dimitri Fricano, 30 anni, ha continuato ancora una volta a negare d’aver ucciso la fidanzata. Poi è crollato. La mamma, donna incredibile, dallo straordinario coraggio, l’ha come preso per mano. E lui ha cominciato a ricordare. «Oddio, l’ho uccisa io, sono io l’assassino...», ha confessato ad un certo punto, scoppiando subito dopo in un pianto liberatorio tra le braccia della mamma.C’era anche l’investigatore privato Nicola Santimone, che negli ultimi giorni è rimasto accanto al giovane e ai suoi familiari, l’altro giorno nello studio dell’avvocato Alesandra Guarini. In breve è stata allestita una sorta di videoconferenza con l’altro difensore, l’avvocato Roberto Onida, che si trovava in Sardegna, con Maurizio Saliva, coordinatore di medicina legale all’Asl di Napoli. E con la psichiatra forense, Daniela Ponzetti, di Ivrea, che negli ultimi giorni ha fornito un importante contributo psicologico al giovane. Poco alla volta Dimitri ha ricordato quei tragici momenti, ha superato il blocco psicologico che resisteva ormai da 40 giorni. E ha confessato.Il giovane ha raccontato che da due anni e mezzo Erika lo maltrattava e lo insultava di continuo quasi a voler scaricare su di lui il proprio malcontento per la separazione improvvisa dei suoi genitori. Lui avrebbe somatizzato fino ad esplodere in una rabbia incontenibile quella mattina nella villetta di San Teodoro.V. Ca. Leggi tutti gli approfondimenti sul caso sull’Eco di Biella in edicola 

BIELLA - Aveva rimosso ogni cosa, ha continuato per 40 giorni a ripetere sempre la stessa storia, la stessa cantilena di quello sconosciuto con i capelli rasati e la carnagione olivastra che quella domenica mattina, l’11 giugno, era entrato nella villetta per derubarli, aveva ucciso Erika e stordito lui. Sabato pomeriggio, nello studio del suo difensore, nella galleria Leonardo da Vinci, Dimitri Fricano, 30 anni, ha continuato ancora una volta a negare d’aver ucciso la fidanzata. Poi è crollato. La mamma, donna incredibile, dallo straordinario coraggio, l’ha come preso per mano. E lui ha cominciato a ricordare. «Oddio, l’ho uccisa io, sono io l’assassino...», ha confessato ad un certo punto, scoppiando subito dopo in un pianto liberatorio tra le braccia della mamma.C’era anche l’investigatore privato Nicola Santimone, che negli ultimi giorni è rimasto accanto al giovane e ai suoi familiari, l’altro giorno nello studio dell’avvocato Alesandra Guarini. In breve è stata allestita una sorta di videoconferenza con l’altro difensore, l’avvocato Roberto Onida, che si trovava in Sardegna, con Maurizio Saliva, coordinatore di medicina legale all’Asl di Napoli. E con la psichiatra forense, Daniela Ponzetti, di Ivrea, che negli ultimi giorni ha fornito un importante contributo psicologico al giovane. Poco alla volta Dimitri ha ricordato quei tragici momenti, ha superato il blocco psicologico che resisteva ormai da 40 giorni. E ha confessato.Il giovane ha raccontato che da due anni e mezzo Erika lo maltrattava e lo insultava di continuo quasi a voler scaricare su di lui il proprio malcontento per la separazione improvvisa dei suoi genitori. Lui avrebbe somatizzato fino ad esplodere in una rabbia incontenibile quella mattina nella villetta di San Teodoro.

V. Ca.

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