«Dateci i soldi o vi ammazziamo»
La Viabit, con sede a Dorzano, è un’importante società che si occupa di appalti pubblici anche a livello nazionale. Secondo l’accusa, agli indagati erano stati affidati lavori di subappalto per circa ventimila euro relativi a due bandi pubblici che Viabit si era aggiudicata: la ristrutturazione del Municipio di Carisio per 350mila euro e i lavori alla scuola di Valle di Graglia da 750mila euro. Per ottenere il pagamento, l’impresa subappaltante avrebbe dovuto consegnare a Viabit i documenti previsti dalla legge tra i quali il Durc, il documento unico di regolarità contributiva che rappresenta l’attestazione dell’assolvimento, da parte dell'impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di Inps, Inail e Cassa Edile. Ma quei documenti non erano mai stati consegnati e la somma pattuita era stata di conseguenza congelata.
Per ottenere quel denaro - secondo gli investigatori - i due indagati avrebbero deciso di utilizzare le maniere forti. Prima avrebbero minacciato l’amministratore delegato di Viabit e due segretarie, poi se la sarebbero presa con il giovane geometra con il quale erano soliti confrontarsi nei cantieri di Carisio e di Graglia. Si parla di minacce dal tenore mafioso, da far venire i brividi, del tipo: «O pagate o vi ammazziamo». Oppure: «Vi bruciamo tutti i camion che avete posteggiato nel cortile». Oppure ancora: «Vi spacchiamo le gambe».
Per un determinato periodo, per paura di trovarsi di fronte i due indagati, le due segretarie avevano preso l’abitudine di farsi accompagnare dai rispettivi mariti sia all’ingresso in azienda al mattino, sia all’uscita la sera.
testimoni: «Anche in questo caso - ha spiegato ieri il maresciallo Gullo - lo Stato ha risposto al cittadino che chiedeva aiuto con un segnale forte a difesa di un territorio ancora sano dove è necessario respingere simili tentativi di prevaricazione...».
Leggi di più sull'Eco di Biella di giovedì 23 febbraio 2017
La Viabit, con sede a Dorzano, è un’importante società che si occupa di appalti pubblici anche a livello nazionale. Secondo l’accusa, agli indagati erano stati affidati lavori di subappalto per circa ventimila euro relativi a due bandi pubblici che Viabit si era aggiudicata: la ristrutturazione del Municipio di Carisio per 350mila euro e i lavori alla scuola di Valle di Graglia da 750mila euro. Per ottenere il pagamento, l’impresa subappaltante avrebbe dovuto consegnare a Viabit i documenti previsti dalla legge tra i quali il Durc, il documento unico di regolarità contributiva che rappresenta l’attestazione dell’assolvimento, da parte dell'impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di Inps, Inail e Cassa Edile. Ma quei documenti non erano mai stati consegnati e la somma pattuita era stata di conseguenza congelata.
Per ottenere quel denaro - secondo gli investigatori - i due indagati avrebbero deciso di utilizzare le maniere forti. Prima avrebbero minacciato l’amministratore delegato di Viabit e due segretarie, poi se la sarebbero presa con il giovane geometra con il quale erano soliti confrontarsi nei cantieri di Carisio e di Graglia. Si parla di minacce dal tenore mafioso, da far venire i brividi, del tipo: «O pagate o vi ammazziamo». Oppure: «Vi bruciamo tutti i camion che avete posteggiato nel cortile». Oppure ancora: «Vi spacchiamo le gambe».
Per un determinato periodo, per paura di trovarsi di fronte i due indagati, le due segretarie avevano preso l’abitudine di farsi accompagnare dai rispettivi mariti sia all’ingresso in azienda al mattino, sia all’uscita la sera.
testimoni: «Anche in questo caso - ha spiegato ieri il maresciallo Gullo - lo Stato ha risposto al cittadino che chiedeva aiuto con un segnale forte a difesa di un territorio ancora sano dove è necessario respingere simili tentativi di prevaricazione...».
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